L’avvocata Luisa e Delcy la marxista: i due volti di un Paese diviso su tutto
Tutto si può dire di Hugo Chávez tranne che abbia discriminato le donne nella sua gestione del potere. Al contrario. Pur nato e cresciuto nel militarismo machista, il defunto ex presidente si è sempre circondato di vigorose compañeras, vuoi per questione di fedeltà assoluta vuoi per fedeltà abbinata alla competenza. Fu un’avvocata intelligente e spregiudicata a tirarlo fuori di galera dopo il fallito golpe del 1992, permettendogli il ritorno alla politica e il trionfo del 1998. Era Cilia Flores, l’attuale moglie di Nicolás Maduro, colei, come dicono in Venezuela, che in quella casa «porta i pantaloni».
Luisa Ortega Díaz, oggi la vittima, e Delcy Rodríguez, l’esecutrice, sono entrambe creature di Chávez. Esempi della sua fissazione di far ruotare freneticamente persone e poltrone lungo i 15 anni del suo potere assoluto. Maduro, senza averne le capacità, ha sempre tentato di imitare il suo mentore. Con la Ortega ha fatto male i conti, ritrovandosi al vertice di un potere chiave come la Procura generale una fedelissima della Costituzione in vigore che lui vorrebbe buttar via; quanto a Delcy Rodríguez il finale è tutto da scoprire, dato che la nuova presidente della Costituente è considerata più prossima a Diosdado Cabello, il numero due del regime, che non a lui.
La Ortega è una signora di mezza età, pacata e gentile nel modo di argomentare (ma ieri, cacciata dalla Procura, è apparsa assai più alterata), formale e incomprensibile a tratti come tutti gli avvocati. Nelle varie interviste rilasciate da quando si è trasformata a sorpresa in una leader dell’opposizione ha sempre cercato di allontanare l’idea di essere una pentita, fulminata dal buon senso alla tenera età di 59 anni, o peggio ancora una nuova pasionaria per la libertà. Ha sempre solo detto di essere fedele alla Costituzione del 1999, quella voluta da Chávez, non ha rinnegato il suo legame con la Revolución; né, soprattutto, ha spiegato come mai si è accorta dei prigionieri politici e degli abusi ai diritti umani con alcuni anni di ritardo.
Delcy Rodríguez, al contrario, ha una storia che non deve dar conto. Fedeltà e ideologia prima di tutto, palese alterazione della realtà, come ieri quando ha affermato che «in Venezuela non c’è fame e altro che crisi umanitaria, questo è il Paese dell’amore!». Delcy viene da una famiglia dedita alla causa del marxismo. È figlia del leader guerrigliero Jorge Antonio Rodríguez, morto quando lei era bambina a causa delle torture della polizia politica: il suo gruppo aveva rapito un manager americano per chiedere un riscatto. Anche lei avvocata, ha studiato in Francia e Gran Bretagna. Durante gli anni di Chávez ha occupato varie cariche, ma è solo con Maduro che è diventata ministra: prima delle Comunicazioni, poi degli Esteri. Nel suo discorso di esordio come presidente della Costituente ha promesso mano dura «contro i fascisti e coloro che fanno la guerra economica al popolo». In una sola frase il compendio della realtà fantastica che il regime sta tentando di far passare ai suoi residui seguaci.