Corriere della Sera

Charlie, parla il medico: non volevamo perderlo Avete allungato l’agonia

La lettera anonima di un dottore che ha curato il bambino

- Sara Gandolfi

DALLA NOSTRA INVIATA

«Il mio mestiere è evitare che il paziente muoia, non ucciderlo. Avete davvero mai incontrato un infermiere o un dottore che vuole la morte di un bambino?».

La domanda è diretta e sconvolgen­te, rivolta da un anonimo membro del team medico che per mesi ha accudito Charlie Gard, il bimbo inglese affetto da deplezione del dna mitocondri­ale, verso un destinatar­io collettivo: i lettori del Guardian, su cui è stata Secondo lo staff medico dell’ospedale pediatrico, uno fra i più prestigios­i al mondo, Charlie non poteva essere salvato. «Era ovvio per tutti quelli che lo hanno curato. Gli abbiamo dato farmaci e fluidi, abbiamo fatto tutto quello che potevamo, anche se pensavamo che avrebbero dovuto lasciarlo spirare tra le braccia dei suoi genitori, in pace, amato». Invece, non è stato possibile. Charlie è stato tenuto in vita, prosegue la lettera, «per persone come Donald Trump, il Papa e Boris Johnson che improvvisa­mente erano più esperti di sindrome di deplezione mitocondri­ale dei nostri migliori consulenti medici».

Per cinque mesi, Chris Gard e Connie Yates hanno combattuto nelle aule dei tribunali per sottoporre il figlio ad un trattament­o sperimenta­le negli Usa. In aprile, il giudice Francis aveva invece dato al Great Ormond Street Hospital l’autorizzaz­ione a staccare la spina, verdetto poi confermato dalla Corte d’appello e dalla Corte suprema nonché, indirettam­ente, L’Alto rappresent­ante dell’Unione Europea per gli Affari esteri, Federica Mogherini, ha preso parte ieri a Teheran alla cerimonia di insediamen­to del presidente iraniano, Hassan Rouhani. Mogherini, che è anche vicepresid­ente della Commission­e europea, era il più alto funzionari­o (Epa)

pubblico occidental­e presente al giuramento ed è stata anche ricevuta in udienza dal presidente Rouhani, cui si è presentata indossando un velo a scacchi in ossequio alle usanze della Repubblica islamica. Nell’occasione, Mogherini ha citato l’accordo nucleare sottolinea­ndo come l’Ue lo appoggi «fermamente». dalla Corte europea dei diritti umani che aveva negato un parere sul caso. Poi, ricorda l’«anonimo», sono arrivati gli appelli del Papa e di Trump, e la lettera di sette medici che assicurava­no nuove prospettiv­e di trattament­o.

Soltanto il 24 giugno, dopo una visita a Londra degli esperti stranieri, guidati dall’americano Michio Hirano, i genitori si sono arresi: la malattia era a uno stadio troppo avanzato. «Ora non sapremo mai se avrebbe potuto salvarsi», ha detto in lacrime la

mamma di Charlie in tribunale. L’ospedale è convinto di no e denuncia anche la campagna mediatica contro il suo staff, che avrebbe minato la fiducia di altri familiari con bambini ricoverati in terapia intensiva.

La conclusion­e è amarissima: «Voi dimentiche­rete Charlie. I suoi genitori dovranno convivere con questa storia per sempre. Il loro dolore sarà inimmagina­bile, la loro perdita incalcolab­ile. Ma anche noi dovremo conviverci, per sempre».

Nelle stesse ore il Daily Mail ha pubblicato la prima intervista ai genitori di Charlie dopo la sua scomparsa. Uno straziante racconto in cui rivelano di essere finalmente riusciti a portare a casa il figlio «per qualche giorno», ma solo dopo la sua morte, avvenuta dodici minuti dopo l’estubazion­e. «A casa, è stato bello sedere accanto a lui e guardarlo, adagiato come qualsiasi altro bambino» ha detto Connie. Riposa in pace Charlie.

 ??  ?? Faccia a faccia L’Alto rappresent­ante Ue Federica Mogherini e il presidente iraniano Hassan Rouhani nell’ufficio presidenzi­ale
Faccia a faccia L’Alto rappresent­ante Ue Federica Mogherini e il presidente iraniano Hassan Rouhani nell’ufficio presidenzi­ale
 ??  ?? I genitori di Charlie, Chris Gard e Connie Yates, il 24 luglio, giorno in cui hanno annunciato la fine della battaglia legale per tenere in vita il piccolo (Epa/Oliver)
I genitori di Charlie, Chris Gard e Connie Yates, il 24 luglio, giorno in cui hanno annunciato la fine della battaglia legale per tenere in vita il piccolo (Epa/Oliver)
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