Corriere della Sera

«Il castello di Franco ricorda il fascismo, va espropriat­o»

Spagna, per la famiglia è un monumento, ma la sinistra radicale vuole toglierlo agli eredi del dittatore

- Elisabetta Rosaspina

pubblicata la lettera aperta, ma più in generale i politici, i giornalist­i, i «guerrieri» dei social network, la pubblica opinione, i leader religiosi, tutti coloro che hanno reso possibile che l’«agonia» di un bambino si trasformas­se in una «dolorosa soap opera».

Un «j’accuse» durissimo, probabilme­nte frutto di una decisione concordata dal team della terapia intensiva al londinese Great Ormond Street Hospital, 200 persone che hanno mantenuto il riserbo fino a ieri. Charlie è morto il 28 luglio, una settimana prima di compiere un anno, quando in seguito a una decisione del giudice Nicholas Francis è stato trasferito in un hospice per malati terminali dove, contro la volontà dei genitori, è stata subito «staccata la spina» dei macchinari che lo tenevano in vita.

Anche noi, sottolinea la lettera, «non volevamo perdere Charlie, ma era nostro obbligo legale e morale, il nostro lavoro, diventare suoi portavoce quando è stata ora di dire basta».

Se per la famiglia di Francisco Franco è un monumento privato e rappresent­a un pezzo di storia da conservare, per la sinistra radicale di Izquierda Unida e il suo alleato galiziano, En Marea, l’antica residenza estiva del dittatore, a Sada, vicino a La Coruña, nel nordovest della Spagna, deve essere espropriat­a al più presto, perché strumento di apologia del generaliss­imo.

Un’altra battaglia si sta aprendo dunque per il controllo del Pazo de Meirás, che oppone da anni la figlia 91enne di Franco, Carmen, e le autorità locali in una lunga contesa sulla proprietà. La Xunta, il governo della comunità autonoma di Galizia, sei anni fa aveva ottenuto in tribunale l’obbligo per gli eredi di aprire al pubblico il palazzo per almeno quattro visite guidate al mese. Ma la vittoria sembra si sia trasformat­a in un boomerang, perché la famiglia ha affidato il ruolo di cicerone alla Fondazione nazionale Francisco Franco, creata nel 1978 e particolar­mente versata nel celebrare «la statura universale», «la celebrità mondiale, paragonabi­le a quella di Filippo II» e i meriti storici dell’antico padrone di casa agli stupefatti (o magari nostalgici) turisti.

La fondazione, la cui presidenza onoraria è stata conferita proprio a Carmen Franco Polo, è accusata non solo di fare propaganda, ma anche di fornire una versione decisament­e di parte della storia della guerra civile, giustifica­ndo la lunga e sanguinosa repression­e che seguì nei decenni, con la fucilazion­e degli oppositori, come un’ineluttabi­le conseguenz­a «delle circostanz­e dell’epoca».

La proprietà del Pazo de Meirás, un palazzotto signorile con tre torri che lo fanno a somigliare a un piccolo castello, e dei sei ettari che lo circondano, è contestata alla famiglia dalla Xunta che nel 2007 lo inserì nella lista dei Beni di interesse culturale; mentre i discendent­i del Caudillo lo consideran­o un bene privato, dono della popolazion­e a Francisco Franco che vi aveva trascorso le sue 36 estati da capo dello Stato. Il regalo fu deciso nel 1939 da un gruppo di imprendito­ri galiziani che aprirono una «sottoscriz­ione popolare», obbligando i dipendenti pubblici a versare l’equivalent­e di una giornata di lavoro per finanziarl­o. Dal punto di vista della Fondazione, Magione Il Pazo de Meirás, castello costruito in Galizia alla fine del XIX secolo e donato nel 1939 a Francisco Franco invece, l’omaggio fu spontaneo e assicurò alla Galizia il privilegio della presenza estiva di Franco, «onore che non fu concesso a nessun’altra regione spagnola».

La commission­e per il Recupero della memoria storica della Coruña ha denunciato il contenuto dei comunicati della Fondazione e il tono delle visite guidate come «apologia del fascismo»; e i deputati di Izquierda Unida e di En Marea, il partito galiziano alleato di Podemos, hanno presentato al Congresso una proposta di risoluzion­e che determina l’esproprio del castello e dei boschi circostant­i, senza alcun risarcimen­to alla famiglia. La questione sarà discussa in Parlamento alla fine della pausa estiva.

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