Corriere della Sera

«Con lui mai politiches­e Voleva sempre parlare dei bisogni di Milano»

L’ex sindaco Pisapia: ci ricordava che la città è comunità

- di Andrea Senesi

«Lui ha anticipato Papa Francesco su molti temi. Il contrasto alle disuguagli­anze, la lotta gli sprechi, l’ambiente. È stato certamente un precursore». Giuliano Pisapia parla di Dionigi Tettamanzi con una trasporto non di maniera. Nel 2011 la Curia milanese non fece mistero di guardare con simpatia alla sua elezione a sindaco dopo 20 anni di dominio di Berlusconi, della Lega e di Cl.

Si diceva che Tettamanzi fosse uno dei più convinti sostenitor­i della vostra primavera arancione. Conferma?

«Sarebbe irrispetto­so nei suoi confronti. Ma certo c’erano dei valori comuni, basti ricordare le sue prese di posizione sull’immigrazio­ne. Lui ripeteva spesso che sono gli abitanti la vera ricchezza di una città. Un altro aspetto che mi aveva particolar­mente colpito era la sua apertura ai divorziati. Ma no, sarebbe irriguardo­so dire che era un nostro sponsor. E d’altra parte nei nostri incontri non parlavamo mai di formule politiche: parlavamo della città, della sue esigenze e dei suoi bisogni».

Quanto contò il voto dei cattolici in quella vittoria elettorale arrivata dopo 20 anni di dominio del centrodest­ra a Milano?

«Non so, ma credo che fu apprezzata la mia coerenza e alcuni valori comuni. Ne cito due: l’attenzione ai più deboli e la sobrietà, che non è solo un valore personale ma è un bene sociale. Come lo stesso Tettamanzi ripeteva “la sobrietà coinvolge la città come tale, perché chiama in causa l’uso sapiente dei beni della terra per lo sviluppo sostenibil­e dell’umanità, oggi e per il futuro”».

Ai tempi l’emergenza non erano i profughi ma i rom. E voi come prima cosa nominaste come vicesindac­o la direttrice della Casa della Carità...

«Voleva esser un segnale, certo. Nella mia giunta i cattolici erano addirittur­a in maggioranz­a. Quando però si trattò di concedere, per la prima volta nella storia di Milano, il patrocinio al Gay Pride, la decisione fu presa all’unanimità».

La Curia non sollevò mai perplessit­à per certe scelte sui temi etici? Per esempio sulle unioni civili?

«No. Lo stesso Tettamanzi aveva lanciato un segnale significat­ivo sul tema con una lettera pastorale indirizzat­a agli sposi “in situazioni di separazion­e, divorzio o nuova unione”. “Nuova unione”, capisce? Si trattava di una chiara apertura alle altre forme di famiglia».

Su cosa vi sollecitav­a il cardinale?

«Per lui era prioritari­o il tema dell’inclusione e della città come comunità. Le opere, la bellezza dei luoghi storici erano certo importanti, ma la cosa fondamenta­le era la comunità. Diceva che gli abitanti sono la vera ricchezza di una città e sono quelli che la fanno più grande, viva e nobile».

L’eredità di Martini quanto ha influito su di lui?

«Tra i due c’era una continuità evidente e c’è stata sicurament­e la prosecuzio­ne di un percorso e di un messaggio pastorale. Eppure erano persone profondame­nte diverse, anche nell’aspetto. Uno alto e austero, l’altro piccolino e sorridente. Direi che Martini è stato un gande principe della Chiesa, Tettamanzi un grande pastore».

Anche la decisione di premiare Tettamanzi con l’Ambrogino d’Oro non fu al riparo da polemiche. Cosa ricorda di quei giorni?

«La Lega sosteneva che fosse un imam e non un cardinale, un cieco paladino delle moschee solo perché credeva nel dialogo inter-religioso. Furono polemiche avvilenti, almeno in parte poi superate: il loro capogruppo uscì dall’aula e permise che la decisione fosse prese all’unanimità».

Un ricordo personale di

La giunta arancione Lui un nostro sponsor? No, sarebbe irriguardo­so La Lega sosteneva che fosse un imam

Tettamanzi?

«La prima volta che ci siamo sentiti al telefono, dopo la mia elezione, mi pregò di uscire dal protocollo: “Vediamoci per parlare dei problemi della città e non solo per le formalità”. Mi disse anche che all’occorrenza sarebbe potuto venire lui a Palazzo Marino. Non ce ne fu bisogno, ma apprezzai molto l’apertura e la disponibil­ità».

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Il riconoscim­ento Il cardinale Tettamanzi riceve nel 2011 dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia l’«Ambrogino d’oro» (Omnimilano)
 ??  ?? Tra i rom La visita dell’arcivescov­o nel dicembre 2010 a un insediamen­to rom nella periferia di Milano (Bona/Reuters)
Tra i rom La visita dell’arcivescov­o nel dicembre 2010 a un insediamen­to rom nella periferia di Milano (Bona/Reuters)
 ??  ?? Stranieri La messa dei Popoli migranti nel Duomo di Milano che Tettamanzi celebrò nel 2011 (Cattaneo/Fotogramma)
Stranieri La messa dei Popoli migranti nel Duomo di Milano che Tettamanzi celebrò nel 2011 (Cattaneo/Fotogramma)
 ??  ?? In carcere Il cardinale Dionigi Tettamanzi nel 2009 celebra la messa di Natale nel carcere milanese di San Vittore (Catalani/Ansa)
In carcere Il cardinale Dionigi Tettamanzi nel 2009 celebra la messa di Natale nel carcere milanese di San Vittore (Catalani/Ansa)

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