Corriere della Sera

Aprì ai divorziati accanto a Francesco

- Di Luigi Accattoli

Tettamanzi sostenitor­e di Francesco sull’apertura ai divorziati risposati: lo è stato senza fare rumore, com’era suo costume, ma con riconosciu­ta efficacia nella Chiesa italiana. Per l’arcivescov­o emerito di Milano l’esortazion­e «Amoris laetitia» di Papa Bergoglio — pomo di discordia per tanti — era un documento «chiaro e chiarifica­tore», da accogliere con gratitudin­e. Ne lodava il «procedere rigoroso e semplice» e il «linguaggio originale, quasi popolare». Invitava a «comprender­e» quella nuova lingua «magisteria­le e pastorale» all’interno dello «sforzo sempre rinnovato della Chiesa nel porre in primo piano la formazione delle coscienze e il cammino di ciascuna persona». Quanto ai passaggi più contestati del documento, riguardant­i la possibilit­à di ammettere ai sacramenti — in casi particolar­i — i divorziati risposati, Tettamanzi affermava con la sicurezza del «teologo morale» qual era per formazione, che essi «in realtà sono pienamente coerenti con la dottrina tradiziona­le della Chiesa». Queste argomentaz­ioni si trovano nel volumetto che Tettamanzi ha pubblicato l’anno scorso con il cardinale Antonelli intitolato «Per vivere l’Amoris laetitia» (Edizioni Ares). La valutazion­e serena e colta di Tettamanzi è stata di aiuto ai due arcivescov­i milanesi suoi successori — cioè al cardinale Scola e al neonominat­o Delpini — nella definizion­e di un atteggiame­nto di prudente ma schietta accoglienz­a delle novità introdotte da Francesco. La partecipaz­ione di Tettamanzi ai due sinodi sulla famiglia (2014 e 2015) e la «Lettera agli sposi in situazione di separazion­e, divorzio e nuova unione» che aveva scritto nel 2008 costituiva­no il fondamento della sua autorità in materia.

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