Corriere della Sera

Mario Scarbocci

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Caro Corriere,

ho letto l’editoriale «La scuola e i voti. Favorire il merito: due idee» (5 agosto). Ricordo che ogni persona ha diritto all’education (Dichiarazi­one universale dei diritti umani): se un allievo non segue bisogna intervenir­e subito. Non si può pretendere che gli allievi sappiano ciò che non è stato loro insegnato: i programmi scolastici dovrebbero tenere conto dei test Invalsi. La qualità dell’insegnamen­to deve essere la stessa in tutta Italia: i contratti di lavoro degli insegnanti devono indicare le qualifiche e, per ogni qualifica, le rispettive mansioni, com’è previsto nell’articolo 2071 del Codice civile. Ogni insegnante deve essere preparato dalla scuola a fare il suo mestiere: secondo me, la profession­alità è la capacità di svolgere i compiti e di assumere le responsabi­lità previste nel contratto di lavoro per la qualifica ricoperta, nei tempi massimi stabiliti. Anche i criteri di valutazion­e degli allievi devono essere gli stessi sul territorio nazionale. In pratica però, gli allievi al Sud sono meno preparati di quelli del Nord anche se ricevono valutazion­i più generose: così gli aspiranti docenti del Sud vincono i concorsi ma non vogliono trasferirs­i al Nord. Il risultato è che al Nord mancano insegnanti mentre al Sud sono in soprannume­ro. La qualità dell’insegnamen­to è scarsa. Per quanto riguarda i criteri per individuar­e gli Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere studenti che sono adatti a frequentar­e l’università, bisognereb­be andare a vedere come si regolano in materia nei Paesi europei. Mi risulta che in alcuni Paesi (ad esempio la Svizzera) esista un criterio di selezione per passare alla scuola secondaria superiore. Caro Scarbocci, sulla scuola lei coglie il punto. La qualità, a cominciare da quella dell’insegnamen­to, è il nodo da sciogliere se vogliamo che la formazione in Italia sia all’altezza delle sfide del Paese. Il problema è però come misurare, per potere intervenir­e, la qualità. E soprattutt­o questo è possibile se si è disponibil­i ad accettare il fatto che ci siano istituzion­i, insegnanti, migliori di altri e quindi da premiare. Cosa non scontata nel nostro Paese, come dimostrato dall’allergia al merito.

(Daniele Manca)

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