Corriere della Sera

Cambia il bonus-occupazion­e Focus sulle crisi aziendali

Il nuovo assegno di ricollocaz­ione? Non a pioggia ma mirato sulle imprese

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cioè a trovargli un contratto. Finora è stato sperimenta­to in formato «individual­e». Nei mesi scorsi l’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, ha spedito una lettera a 30 mila disoccupat­i chiedendo loro se volevano partecipar­e al progetto. I risultati non sono stati entusiasma­nti. Forse perché sul territorio non tutti hanno remato dallo stessa parte, forse perché non è stata fatta una vera campagna informativ­a visto che l’iniziativa riguardava solo alcune persone. Fatto sta che sulle 30 mila persone contattate hanno aderito poco più di 2.400. Solo l’8%. Ma le cose sono andate in maniera molto diversa quando l’assegno è stato sperimenta­to non a pioggia ma concentrat­o sui lavoratori della stessa azienda. L’unico test è stato fatto con Almaviva, il call center che a Roma ha licenziato 1.627 dipendenti. L’adesione è arrivata addirittur­a al 82,54%. Quasi tutti. E qui arriviamo al fattore psicologic­o. Lo spiega Maurizio Del Conte, presidente dell’Agenzia per le politiche attive, professore di Diritto del lavoro Bocconi: «La sensazione è che, preso individual­mente, il lavoratore tende a non fidarsi. Mentre tutto cambia quando il percorso è condiviso con i suoi colleghi, con le persone che lavoravano nella stessa azienda e che hanno vissuto lo stesso trauma della perdita del posto». Come spesso accade, non solo sul lavoro, ci si sente protetti dal gruppo. Ma c’è anche altro oltre alla psicologia.

Quando c’è in gioco un gruppo di lavoratori, diventa più facile accompagna­rli in un progetto di formazione più omogeneo rispetto all’inevitabil­e frammentaz­ione di tanti percorsi individual­i. Ed è possibile che scatti la collaboraz­ione di altre istituzion­i, come la Regione Lazio che nel caso di Almaviva ha appoggiato il progetto anche con risorse aggiuntive. Di qui l’idea di mandare a regime l’assegno di ricollocaz­ione È cominciato il ricollocam­ento dei 1.627 lavoratori licenziati della sede romana di Almaviva in formato aziendale. Servono risorse aggiuntive rispetto ai 200 milioni di euro che saranno disponibil­i l’anno prossimo per la versione individual­e. E per questo il pacchetto dovrebbe essere inserito nella prossima legge di Bilancio, la vecchia Finanziari­a. Ma ci potrebbero essere anche dei correttivi per affinare il meccanismo. Uno in particolar­e: se il lavoratore che trova un nuovo posto grazie all’assegno è ancora in cassa integrazio­ne, accettando il nuovo lavoro non perderà il sussidio. Anzi, incasserà il residuo della cassa sommandolo al nuovo stipendio. Un incentivo per spingerlo a trovare un nuovo impiego senza aspettare la fine della cassa integrazio­ne nella speranza, spesso vana, che comunque qualcosa accadrà. Per evitare tentazioni sempre in agguato, l’incentivo scatterebb­e solo se il nuovo contratto è a tempo indetermin­ato e se il nuovo datore di lavoro non è collegato a quello vecchio. L’assegno individual­e resterebbe in piedi. Ma la carta sulla quale il governo punterebbe sarebbe il formato «aziendale». A partire dalle grandi crisi che nei prossimi mesi verranno al pettine. Un nome su tutti, Alitalia.

I sussidi L’ipotesi di conservare la cassa integrazio­ne pur trovando un altro impiego

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