Corriere della Sera

Se ricompare Mussolini

Nella commedia «Sono tornato» il Duce riappare a Roma Popolizio: non imito il dittatore e siamo lontani dalla parodia

- Valerio Cappelli

ROMA Le mani sui fianchi, la mascellona, il cranio pelato, la camicia nera: rieccolo. Massimo Popolizio ha finito di girare Sono tornato (prodotto da Indiana Films, distribuit­o da Vision). L’uomo in questione è Benito Mussolini. Il regista è Luca Miniero, «quello» di Benvenuti al Sud, è dunque siamo in zona commedia. «Ma una commedia con l’ambizione di essere diversa dalle altre», racconta il protagonis­ta, per quasi trent’anni primattore di Luca Ronconi al teatro.

Diversa perché?

«È il remake di un film tedesco su Hitler, Lui è tornato. Tutto abbiamo fatto tranne una caricatura, o parodia. Le nostre commedie sono: battuta, cambio inquadratu­ra, altra battuta. Questo invece è un modo di fare comicità dicendo altre cose. È un Mussolini serio, che riappare in piazza Vittorio a Roma, tumefatto, la divisa sporca. Si guarda intorno, vede tutti arabi e immigrati e commenta: siamo stati invasi, i confini si sono abbattuti».

Nel copione la gente come reagisce rivedendol­o?

«Lo prendono per uno di quei finti centurioni al Colosseo. Frank Matano, nei panni di un giornalist­a (c’è anche Stefania Rocca come manager di un gruppo televisivo) pensa che sia un attore e lo porta in tv. Mussolini vede il piccolo schermo, che non poteva conoscere, pieno di cuochi, ci mette un po’ a orientarsi, ma sa come si conquistan­o le masse. Anche lui si piega all’audience. Va ospite da Mentana e si presta a una specie di C’è posta per te. Più non lo prendono sul serio, e più ha successo. Nota che i ragazzi hanno tutti lo sguardo fisso sul cellulare. Dice: “Vi ho lasciati che eravate un popolo di analfabeti e vi ritrovo uguali”».

Poi cosa succede?

«Cerca di tornare a casa sua, a Villa Torlonia, ricorda che era solito lasciare le chiavi sotto un vaso. La mattina dopo si sveglia con una scolaresca, gli studenti vogliono farsi un selfie con lui. La cosa impression­ante è che una parte del film è fatta come una candid camera e i più giovani non sanno chi sia Mussolini. Il nostro Duce è assolutame­nte scorretto, chiama negri la gente di colore, chiede in giro: non era meglio lasciarli morire in acqua? Quello che dice Salvini sui migranti, al confronto, fa ridere».

Il trucco?

«Mi hanno allargato la mascella come Marlon Brando nel Padrino, c’è un gioco di ombre, la faccia ricorderà il Duce ma non è un’imitazione, altrimenti prendevano Crozza. Ho rivisto Mussolini ultimo atto di Lizzani. Quando dico: mi ha voluto la Provvidenz­a, sono quasi berlusconi­ano».

Ci sono riferiment­i alla politica di oggi?

«No, ci sono questioni di oggi, come il dramma dei migranti che lui tratta in modo razzista e sprezzante. È una commedia surreale e realistica allo stesso tempo. In un covo di destra vede militanti tatuati e con gli orecchini e li insulta: femminucce, siete pronti a dare la vita per me, a marciare nuovamente su Roma?».

Come reagiranno i partiti?

«Per quelli di destra sarà una delusione, Alessandra Mussolini non credo che si offenderà. Mentre giravamo abbiamo incontrato per strada Gianni Alemanno, l’ex sindaco di Roma. Gli ho fatto il saluto fascista, lui ci ha salutati. Gli abbiamo dovuto chiedere l’autorizzaz­ione per mettere quella sequenza nel film e ha accettato. Cosa mi aspetto dalla sinistra? Mah, è un film per ribattere il concetto di apologia di reato».

Uscendo dal vostro film...

«È possibile che ci sia gente che, delusa dal degrado dei valori, non veda l’ora di un ritorno dell’uomo forte. Spero che serva a far riflettere».

Com’è, da attore, passare dal giudice Falcone a Mussolini?

«Un bel salto. Il rischio nel primo caso era di farne l’eroe nazionale, col Duce la parodia. Sei sempre su una lama. In America gli attori sono tanto più bravi quanto più sono aderenti ai personaggi vivi che interpreta­no. Alla tv può avere senso, sullo schermo quella roba lì non serve. Il cinema, per un attore di teatro è antidepres­sivo: perché sei all’aperto, c’è tanta gente e ogni giorno reciti una cosa diversa».

In arrivo Diretto da Luca Miniero, è il remake di un film tedesco su Hitler

 ??  ?? Di spalle A sinistra, Massimo Popolizio, 56 anni, di spalle nel film dove veste i panni di Benito Mussolini. Sopra, l’attore genovese, cresciuto nel teatro di Ronconi, con la divisa del dittatore
Di spalle A sinistra, Massimo Popolizio, 56 anni, di spalle nel film dove veste i panni di Benito Mussolini. Sopra, l’attore genovese, cresciuto nel teatro di Ronconi, con la divisa del dittatore

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