Corriere della Sera

Inchiesta sugli appalti pilotati

Consip, i pm: turbativa d’asta. Morando: manager cambiati, nessun passo indietro

- Di Giovanni Bianconi e Fiorenza Sarzanini Ducci, Salvia

Le imprese che si sono aggiudicat­e gli appalti Consip da 2,7 miliardi avrebbero goduto di favoritism­i: la Procura di Roma indaga sul possibile accordo tra tre aziende, ipotizzand­o la turbativa d’asta. Il viceminist­ro Morando: ma il sistema appalti funziona.

La relazione dell’Anac

Le imprese che sono riuscite ad aggiudicar­si l’appalto Consip Fm4 da 2,7 miliardi di euro avrebbero goduto di numerosi favoritism­i. E l’aggiudicaz­ione dei lotti sarebbe stata ritardata proprio per consentire loro di mettersi in regola. È una delle circostanz­e che emerge dalle verifiche effettuate dall’Autorità anticorruz­ione. Riscontrat­a anche dalla Procura di Roma, che indaga sul possibile accordo illecito stipulato da tre aziende — consorzio Cns, Manutencoo­p, Kuadra — ipotizzand­o la turbativa d’asta. Senza escludere che questo patto abbia poi coinvolto altre aziende, in modo da garantirsi che la spartizion­e dei lotti per la manutenzio­ne degli edifici istituzion­ali (la parte più consistent­e della gara) andasse a buon fine. Anche perché le dichiarazi­oni rilasciate da testimoni e indagati interrogat­i nelle ultime settimane nell’inchiesta che ha portato all’arresto di Alfredo Romeo lasciano ipotizzare l’esistenza di pressioni esercitate a livello politico proprio per favorire la spartizion­e dei lavori tra alcune ditte, escludendo chi aveva requisiti migliori e offerte più basse, come potrebbe essere accaduto con la Manital. In particolar­e, quelle dell’ex amministra­tore delegato Luigi Marroni che di fronte ai magistrati ha confermato di aver subito condiziona­menti proprio nel tentativo di orientare le scelte relative al l’assegnazio­ne dei lavori.

Le contestazi­oni sui tempi degli appalti

Le verifiche del procurator­e aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi, che nelle scorse settimane hanno acquisito molti documenti presso la sede della Centrale pubblica di acquisti, si intreccian­o con quelle disposte dall’Anac. E si concentran­o innanzitut­to sull’operato dei vertici della Consip che entro trenta giorni dovranno presentare le proprie controdedu­zioni all’Autorità guidata da Raffaele Cantone. Ma dovranno anche chiarire il proprio operato di fronte ai pubblici ministeri. Tra le contestazi­oni c’è quella che riguarda i ritardi. Scrivono gli «investigat­ori» di Anac: «Si registra come la gara in questione con scadenza per la presentazi­one delle offerte fissata al 7 luglio 2014, a tre anni di distanza abbia condotto all’aggiudicaz­ione provvisori­a soltanto di due lotti di gara essendo per gli altri ancora in corso la formalizza­zione della congruità delle offerte anomale». In particolar­e l’Anticorruz­ione contesta «verifiche carenti sia sulla “moralità profession­ale” dei concorrent­i» che è invece prevista dalla legge. Ma anche numerose anomalie nella compilazio­ne dei fascicoli relativi alle diverse aziende partecipan­ti, tanto che nel maggio scorso, dopo precise contestazi­oni notificate da Anac, «Consip aveva comunicato che avrebbe provveduto a sanare le irregolari­tà contestate». Sul web Su Corriere.it tutte le notizie relative all’inchiesta Consip, con aggiorname­nti, analisi, video e fotogaller­y

I «trucchi» sospetti delle tre ditte

L’indagine si concentra sull’operato interno a Consip, da parte dei vertici, ma anche su ciò che hanno svolto all’esterno della centrale pubblica le imprese protagonis­te del presunto patto illecito. Che a parte eventuali accordi spartitori sui vari lotti della gara, divisi per valore economico e per collocazio­ne geografica, potrebbero aver ricevuto «soffiate» sull’atteggiame­nto da tenere per non essere danneggiat­e, ma anzi favorite nell’aggiudicaz­ione.

Una riguarda l’offerta pre-

Si registra come a tre anni di distanza la gara in questione abbia condotto all’aggiudicaz­ione provvisori­a soltanto di due lotti di gara

sentata dalla Manutencoo­p, per la quale l’Anac «rileva come la stessa, partecipan­te a cinque lotti di gara, sia risultata — per effetto di un’offerta economica competitiv­a — prima in graduatori­a per quattro lotti attraverso l’applicazio­ne di ribassi significat­ivi e identici per tutti e quattro i lotti, mentre per il lotto 11 abbia presentato ribassi dell’ordine della metà di quelli offerti per gli altri lotti». L’altra coinvolge l’Ati Cns che il 29 marzo 2016 «decise di non confermare le offerte in data immediatam­ente successiva al provvedime­nto emanato dall’Antitrust» che aveva accertato e sanzionato l’esistenza di un «cartello» illecito tra la stessa Cns, Manutencoo­p, Kuadra e Roma Multiservi­zi per l’appalto sulle «scuole belle» da un miliardo e 600 milioni di euro.

La Manital e la sentenza del Consiglio di Stato

Indicativa e degna di approfondi­menti viene ritenuta da Anac e pm anche la procedura che coinvolge Manital, per vedere se e in che modo si inserisce nell’eventuale spartizion­e. L’azienda, vincitrice di quattro lotti, viene esclusa il 4 aprile 2016 per alcune contestazi­oni di tipo fiscale. Analogo trattament­o aveva ricevuto nel corso della procedura di gara per le «scuole belle». Assistita dall’avvocato Gianluigi Pellegrino, presenta ricorso al Tar e vince. Viene dunque riammessa, e all’apertura delle buste la sua offerta risulta la più vantaggios­a, con un prezzo che consentire­bbe un risparmio per lo Stato di ben 25 milioni di euro. Tuttavia Consip decide di appellarsi contro la decisione dei giudici amministra­tivi di primo grado, e all’indomani dell’esito della gara si rivolge al Consiglio di Stato, che il 23 febbraio scorso accoglie il ricorso: Manital è definitiva­mente esclusa. L’indagine giudiziari­a riguarda anche quest’ultimo passaggio, dopo che il legale del Consorzio ha depositato l’intero fascicolo in Procura sollecitan­do nuove verifiche.

I passaggi Manital vinse al Tar e fu riammessa, poi rimase fuori dopo la sentenza del Consiglio di Stato

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