Il Pd in Sicilia si allea con Mdp
Guerini lavora sul nodo alleati. Le telefonate con Bersani e l’idea di un asse anche in Lombardia e Lazio Ottimismo sulla trattativa con il ministro. Ap: il dialogo è serio. Tra i nomi avanza Caterina Chinnici
Grandi manovre in Sicilia in vista del voto d’autunno. Il Pd lavora sulle alleanze: quasi certo l’accordo con Mdp, si corteggiano gli alfaniani di Ap.
Angelino Alfano non è mai stato tanto corteggiato. In vista delle Regionali siciliane il leader di Ap, accreditato sull’Isola di un solido 10 per cento, si sente l’ago della bilancia e prende tempo, tirato com’è per la giacchetta sia da sinistra che da destra. E poiché Silvio Berlusconi sembra disposto a offrirgli un accordo solo in chiave locale, i contatti tra il ministro degli Esteri e i dirigenti del Pd si fanno sempre più intensi. Un paio di colloqui con il ministro Graziano Delrio e altrettanti con Lorenzo Guerini, che coordina la segreteria di Renzi, hanno convinto il Nazareno che «al 60 per cento Alfano entrerà in coalizione con noi».
I luogotenenti dell’ex premier lavorano a un’alleanza «con tutti dentro», da Mdp ad Ap. A giugno i dem conquistarono Palazzo delle Aquile con Leoluca Orlando e, pur partendo sfavoriti, non disperano di poter ripetere il colpaccio a novembre. «Stiamo lavorando a una coalizione larga — conferma Guerini —. Il modello di riferimento è quello delle ultime Comunali a Palermo, che ha fatto vincere Orlando».
Guerini ha sentito (e visto) Pier Luigi Bersani, le trattative con il leader di Articolo Uno-Mdp per costruire una coalizione alternativa al centrodestra e al M5S sono a buon punto. «L’intesa è cosa fatta», incrociano le dita al Nazareno. E fanno notare come, se scegliessero di restare fuori dal perimetro del centrosinistra, i «demoprogressisti» non avrebbero molte chance di entrare a Palazzo dei Normanni. Potrebbero smarcarsi, per lucrare sulle difficoltà del Pd in Sicilia e dare un altro colpetto Renzi. Ma Davide Zoggia, il deputato di Mdp che il 24 luglio ha incontrato assieme a Bersani gli emissari del Pd, assicura che i fuoriusciti «dimostreranno responsabilità» per il bene della Sicilia: «Non abbiamo alcun problema a entrare in coalizione, a due condizioni. La discontinuità con il governo di Rosario Crocetta e una candidatura che sia espressione di moralità, sulla falsariga di Pietro Grasso».
Visto il flop della giunta Crocetta (il quale si ripresenta) e tramontata la candidatura del presidente Grasso, per il Pd la strada è tutta in salita. Invece di puntare su un politico come Davide Faraone o Gianpiero D’Alìa, Renzi ha voglia di un volto civico e il nome più accreditato, con quello del rettore Fabrizio Micari, è l’eurodeputata Caterina Chinnici, figlia primogenita di Rocco, il magistrato assassinato dalla mafia nel 1983. «Stiamo cercando un’intesa su un candidato che tenga assieme un arco largo di forze e siamo aperti anche a esperienze civiche», conferma la suggestione Guerini.
A dispetto dei cattivi rapporti con il Pd nazionale, Mdp sosterrà Giorgio Gori in Lombardia e Nicola Zingaretti nel Lazio. Bersani, Speranza e D’Alema non hanno fretta di decidere in quale formazione andranno alle elezioni politiche, mentre Alfano dirà sì allo schieramento che gli offrirà maggiori garanzie per le elezioni del 2018. Lo afferma senza imbarazzi il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione: «La Sicilia è un test politico, per noi la proiezione nazionale è la priorità». Pd o Forza Italia? «Quando Gianfranco Miccichè parla di Ppe italiano ci convince, è il nostro modello. Ma sono quattro anni che governiamo l’Italia con il centrosinistra...». Il dilemma di Alfano è questo e Castiglione, che ne ha parlato a lungo con il «suo» ministro Maurizio Martina, prova a sciogliere il nodo: «Stiamo aspettando che da Silvio Berlusconi arrivi un segnale, mentre il dialogo avviato con il Pd mi sembra abbastanza serio».
Le mosse Il coordinatore della segreteria: il modello è Palermo, siamo aperti a esperienze civiche