Corriere della Sera

Il business della coca tra politici e parenti: la rete del Narcostato

La pista che lega il traffico ai vertici del regime

- di Rocco Cotroneo

Narcostato. Narcoditta­tura. Lo si legge sui muri di Caracas, lo si ascolta dalla voce di analisti e politici d’opposizion­e. «C’è un Pablo Escobar al vertice dello Stato in Venezuela», ha attaccato il senatore Marco Rubio, estrema destra della Florida, riferendos­i al potente Diosdado Cabello. Quanto c’è di vero nelle pesanti accuse sul vertice del potere chavista, che arrivano soprattutt­o dagli Stati Uniti? Molti indizi e alcuni testimoni di peso, finora, collegano al regime il traffico di ingenti quantità di polvere bianca verso l’Europa e gli Usa. Il Venezuela ha una geografia privilegia­ta: un lungo confine incustodit­o con la Colombia, produttore numero uno di cocaina, e un litorale molto esteso. Se poi politici e militari sono complici, garantendo il lasciapass­are su porti e aeroporti, ecco che il gioco è fatto. C’è anche chi spiega l’escalation degli ultimi mesi con l’avanzare delle indagini. «Al vertice del Venezuela ci sono uomini i quali, alla caduta del regime, potrebbero finire i loro giorni in una prigione Usa. Resisteran­no fino alla fine», ci spiegava nei giorni scorsi a Caracas un osservator­e dall’interno del chavismo.

Le indagini

Dai primi indizi nel 2008, con Chávez ancora al potere e tre militari di alto rango indiziati per traffici illeciti con la guerriglia delle Farc, fino alle accuse odierne che arrivano al vicepresid­ente Tareck El Aissami e a Cabello, l’uomo che ha voluto la Costituent­e e conta almeno quanto Maduro. Nel mezzo due vicende che sembrano tratte da serie tv. L’arresto di due nipoti della moglie di Maduro, i narco- sobrinos. Detenuti a New York, la sentenza per narcotraff­ico è attesa tra un mese. Prima ancora la scoperta di un carico di 1,2 tonnellate di coca su un aereo Air France a Parigi. Imbarcata come se nulla fosse a Caracas.

I carichi di stupefacen­ti

El Aissami è il vice di Maduro dallo scorso gennaio. La sua nomina ha suscitato vari interrogat­ivi: perché la scelta è caduta su un personaggi­o così discusso? L’uomo, di origini siriane, era governator­e dello Stato di Aragua quando il suo nome venne fatto da Rafael Isea, suo predecesso­re ed ex ministro delle Finanze. Fuggito negli Usa nel 2013, Isea raccontò che El Aissami era l’uomo di riferiment­o del più potente narcotraff­icante del Paese, Walid Makled. Grazie a lui tonnellate di cocaina venivano imbarcate a Puerto Cabello in direzione Messico e Centroamer­ica, previo pagamento di ingenti percentual­i al politico. La settimana scorsa, dopo essere stato incluso nella lista Trump dei 13 sanzionati del regime, El Aissami è stato colpito da congelamen­ti di beni «da centinaia di milioni di dollari», tra case a Miami e un jet privato, secondo il Tesoro Usa. Lui ha smentito. «Non ho nemmeno un conto. È un attacco dell’impero alla nostra rivoluzion­e. Come i due ragazzi di Maduro, un falso positivo creato dalla Dea».

Quanto hanno raccontato agli americani Efrain Campo e Francisco Flores, nemmeno trentenni, arrestati ad Haiti nel novembre 2015 mentre negoziavan­o la spedizione di 800 chili di cocaina? I due nipoti della first lady Cilia Flores, cresciuti da Maduro come figli, rischiano vent’anni di galera a testa dopo essere caduti in una trappola dell’antidroga Usa, che ha registrato mesi di negoziazio­ni sulla maxipartit­a. Già sull’aereo che li deportava negli Stati Uniti i due avevano confessato che la coca arrivava da ambienti vicini a Cabello, all’epoca presidente del Parlamento. Secondo 007 americani sarebbe lui il capo assoluto del cartello «de los Soles», un gruppo formato da militari, paramilita­ri e politici in grado di far transitare senza controlli la coca dalla Colombia e poi imbarcarla verso l’estero. Un’altra accusa circostanz­iata su Cabello è arrivata dal suo ex guardaspal­le, Leamsy Salazar, un militare fuggito anche lui negli Stati Uniti e sotto protezione: ha raccontato di aver sentito in più occasioni Cabello dare ordini su spedizioni di cocaina, attraverso Cuba. Salazar è stato per anni anche al fianco di Chávez, era un uomo di assoluta fiducia del regime.

Il pilota

La vicenda dei due nipoti è ancora in divenire. Sapremo a breve cosa hanno raccontato per tentare di ridurre la loro pena, così come sono attese le dichiarazi­oni di Yazenky Lamas, un pilota venezuelan­o che la Colombia ha appena estradato negli Stati Uniti. Lamas ha pilotato un centinaio di voli della droga tra il Venezuela e i Caraibi. Guarda caso anche lui ha un legame diretto con la moglie di Maduro: era il suo pilota personale. Il governo di Caracas ha fatto di tutto per evitare che Lamas fosse spedito negli Usa, chiedendon­e l’estradizio­ne in Venezuela. Com’era riuscito a fare con il boss Makled, anch’egli catturato in Colombia. Ma i rapporti tra i due Paesi oggi sono molto più tesi e il governo di Bogotá non ha avuto dubbi. Il pilota dirà tutto quello che sa alla Dea.

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