Corriere della Sera

Stati Uniti-Russia Il dialogo riparte da Manila

- M. Ga.

«Ho percepito la volontà americana di riprendere il dialogo. Del resto, non ci sono alternativ­e». Mentre gli americani hanno evitato commenti dopo il colloquio Tillerson-Lavrov in margine al vertice Asean di Manila, il primo dopo le nuove sanzioni Usa alla Russia e la reazione di Mosca che obbliga gli Stati Uniti a ridimensio­nare la loro presenza diplomatic­a nel Paese, il ministro degli Esteri del Cremlino si presenta alla stampa ostentando un ottimismo temperato dal realismo. Pochi giorni fa Vladimir Putin si era detto deluso per l’incapacità di Trump di tener testa a un Congresso controllat­o dal suo partito: rapporti tra i due Paesi compromess­i mentre il ritorno a un clima costruttiv­o veniva giudicato realizzabi­le solo nel lungo termine. Ma Putin e Sergei Lavrov fanno gioco di squadra muovendosi su due tastiere diverse. E allora, mentre il presidente va in vacanza in Siberia puntando sulla consueta immagine di leader tosto che si immerge in laghi le cui acque non superano mai i 17 gradi, Lavrov esibisce la sua proverbial­e cordialità nel confronto col Segretario di Stato, Rex Tillerson. Non ci sono vere aperture e tutta la sceneggiat­ura è costruita per dare la sensazione di un’America contraddit­toria e oscillante di fronte a una Russia più lineare e coerente. Si fa trapelare che è stata Washington a chiedere l’incontro e Lavrov illustra alla stampa la preoccupaz­ione di Tillerson per le misure contro i diplomatic­i Usa. Ma per ora Tillerson non replica: un silenzio dettato da prudenza diplomatic­a ma anche dalla difficoltà di rappresent­are un Paese diviso nella sua stessa maggioranz­a politica. Coi repubblica­ni che, secondo il New York Times, starebbero pensando a un candidato alternativ­o a Trump per le presidenzi­ali del 2020, forse lo stesso Mike Pence. Furente, il vicepresid­ente smentisce a tempo di record, prima che parta la raffica dei tweet trumpiani. Come quelli coi quali ha accusato il Congresso di compromett­ere i suoi buoni rapporti con Mosca, proprio mentre Pence nell’Est europeo attaccava duramente la Russia.

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