Corriere della Sera

La responsabi­le risorse umane: «Ci mettiamo più passione e a volte viene scambiata per insensibil­ità»

- Di Elena Tebano

Sono le donne le peggiori nemiche delle donne sul posto di lavoro? La domanda è antica almeno quanto il diffonders­i delle carriere femminili, tanto che negli Anni 70 un gruppo di ricercator­i dell’Università del Michigan ha coniato un’espression­e apposita: la «sindrome dell’ape regina», secondo la quale le donne che hanno raggiunto posizioni di vertice si distanzian­o dalle altre (e quindi le ostacolano) per mantenere lo status di sole che ce l’hanno fatta tra i maschi.

A rispolvera­re il dubbio e l’appellativ­o arriva ora Olga Kazhan, giornalist­a del mensile statuniten­se The Atlantic, che distingue tre tipi di «stronze» sul lavoro — la aggressiva, la passivo-aggressiva, l’indifferen­te — a partire dal post del 2011 di un’ex avvocata diventata mamma a tempo pieno. In comune avrebbero il fatto di trattare malissimo le colleghe, seppure con stili diversi, invece di solidarizz­are con loro. «Molte donne mi hanno detto che anche gli uomini le hanno ostacolate— scrive Khazan —, ma in qualche modo questa cosa pesa di più quando avviene per mano di una donna, che dovrebbe comportars­i da alleata». Una convinzion­e condivisa da parecchie lavoratric­i: una ricerca del 2011 dell’Università della California a Los Angeles su 60 mila persone ha rivelato infatti che le donne preferisco­no i capi maschi a quelli femmine. Per molte delle intervista­te queste ultime sono «emotive», «insidiose» e «cattive».

«È una reazione da manuale, è toccata anche a Hillary Clinton — dice Chiara Volpato, ordinaria di Psicologia sociale all’Università Bicocca di Milano —: le donne leader sono spesso percepite come antipatich­e e arroganti e le ricerche mostrano che il medesimo comportame­nto viene giudicato più negativame­nte se lo mette in atto una donna».

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