LA RETE E IL CAPO POLITICO I MITI VINCENTI DEL M5S
Isondaggi da tempo dicono che il Movimento 5 Stelle è potenzialmente in grado di raccogliere un ampio consenso trasversale tra elettori che nel passato hanno sostenuto partiti tanto di destra quanto di sinistra, distribuiti su diverse classi sociali e fasce di età (con una certa prevalenza tra i giovani).
In sostanza, si tratta di persone insoddisfatte del modo in cui le istituzioni democratiche funzionano e rispondono ai problemi della gente comune. E ormai irrimediabilmente diffidenti nei confronti della classe politica, considerata incapace e corrotta.
Un elettorato dunque che condivide un’idea di fondo che, per quanto semplice, coglie un punto sostanzialmente vero: la necessità di cambiare marcia, di provare una strada nuova rispetto ad un passato avaro di soddisfazioni. È la stessa spinta che ha sostenuto il Renzi rottamatore, che ha permesso a Trump di vincere contro tutte le previsioni, che ha spinto il popolo inglese a votare per la Brexit.
Di fronte al ripetersi di scandali e inefficienze — problemi particolarmente acuti in Italia — sono in tanti a ritenere che, peggio per peggio, l’unica strada che rimane è quella di affidarsi a persone magari impreparate e improvvisate ma almeno oneste e fuori dai giochi di potere della politica politicante. Per questo, l’attrazione nei confronti di figure politiche carismatiche e anti establishment (come ad esempio Trump) è, in questa fase storica, così forte.
Nel caso del movimento guidato da Grillo, questi sentimenti — peraltro condivisi da larghi strati dell’elettorato — sono integrati e rafforzati da due potenti moltiplicatori.
In primo luogo, c’è l’idea che il nuovo possa e debba essere costruito saltando la mediazione partitica. L’adesione al Movimento — che si definisce come una «non-associazione» — non prevede, come si può leggere sulla pagina web, «formalità maggiori rispetto alla registrazione ad un normale sito Internet». Un po’ come Uber o Airbnb, il M5S si candida a essere un nuovo soggetto in grado di soddisfare l’aspirazione — qui dell’elettore,
là del consumatore — di essere parte attiva del processo politico. Intento che trova nella nuova piattaforma Rousseau, lanciata in questi giorni, una nuova importante base di appoggio: attraverso di essa, chiunque può contribuire al processo di stesura di una proposta legislativa, lanciare una iniziativa in sede locale, partecipare al fund raising.
Qui non è importante che, per scegliere un sindaco, partecipino poche centinaia (qualche volte poche decine) di internauti. Né è importante che l’elettore 5S pratichi in prima persona la partecipazione possibile. A contare è il «mito» che tutto ciò esprime: liberarsi della mediazione partitica come via per riuscire finalmente ad abbattere «la casta». Utilizzando la Rete come infrastruttura sociale, l’organizzazione del M5S è del tutto omologa a quella dei social.
Il secondo moltiplicatore è la figura del capo politico, posto riservato al fondatore Beppe Grillo che nel comunicato politico n.53 si è autodefinito come «garante» — cioè decisore in ultima istanza su una
serie di questioni e dichiaratamente estraneo all’agone elettorale. Un tale modello introduce qualcosa di nuovo nei sistemi politici occidentali: una sorta di «istanza superiore» di giudizio. Se mi si permette un riferimento religioso: un conto sono i politici in carne e ossa, che «incarnano» il Movimento e che più o meno fedelmente ne seguono l’ispirazione; un conto è Colui che sta «in cielo» e che ha un potere insindacabile di intervento allo scopo di evitare le degenerazioni tipiche dei partiti, assicurando la fedeltà agli obiettivi (per forza di cose molto generici) del Movimento.
Un potere assoluto di censura su qualsiasi decisione e di espulsione nei confronti degli eletti (e in futuro dei ministri?) — come concretamente dimostra la continua guerriglia
Il leader A spingere il movimento di Grillo c’è un immaginario profondo e potente
di questi anni tra Grillo e il suo gruppo parlamentare. Il tutto tenuto insieme in forma dinamica dalla Rete su cui aleggia uno «spirito» che soffia dove vuole.
Rete e capo politico — muovendo immaginari profondi — si pongono come soluzione ai problemi delle democrazie avanzate e che nessuno, in Occidente, sa bene come risolvere. Così, ancora una volta, l’Italia si conferma un laboratorio, dove si esplorano innovazioni capaci di diffondersi anche all’estero (vedi Berlusconi con Trump).
Al di là della cronaca politica, sono queste le ragioni che spiegano perché, al punto in cui siamo della nostra intricatissima vicenda politica, la questione dei 5S va presa sul serio.
A spingere verso il successo elettorale del movimento guidato da Grillo sono immaginari profondi, molto potenti. Chi si vuole opporre a questa proposta, mediti dunque attentamente sulle proprie mosse e sui contro-immaginari che esse alimentano.