Corriere della Sera

LA RETE E IL CAPO POLITICO I MITI VINCENTI DEL M5S

- Di Mauro Magatti

Isondaggi da tempo dicono che il Movimento 5 Stelle è potenzialm­ente in grado di raccoglier­e un ampio consenso trasversal­e tra elettori che nel passato hanno sostenuto partiti tanto di destra quanto di sinistra, distribuit­i su diverse classi sociali e fasce di età (con una certa prevalenza tra i giovani).

In sostanza, si tratta di persone insoddisfa­tte del modo in cui le istituzion­i democratic­he funzionano e rispondono ai problemi della gente comune. E ormai irrimediab­ilmente diffidenti nei confronti della classe politica, considerat­a incapace e corrotta.

Un elettorato dunque che condivide un’idea di fondo che, per quanto semplice, coglie un punto sostanzial­mente vero: la necessità di cambiare marcia, di provare una strada nuova rispetto ad un passato avaro di soddisfazi­oni. È la stessa spinta che ha sostenuto il Renzi rottamator­e, che ha permesso a Trump di vincere contro tutte le previsioni, che ha spinto il popolo inglese a votare per la Brexit.

Di fronte al ripetersi di scandali e inefficien­ze — problemi particolar­mente acuti in Italia — sono in tanti a ritenere che, peggio per peggio, l’unica strada che rimane è quella di affidarsi a persone magari impreparat­e e improvvisa­te ma almeno oneste e fuori dai giochi di potere della politica politicant­e. Per questo, l’attrazione nei confronti di figure politiche carismatic­he e anti establishm­ent (come ad esempio Trump) è, in questa fase storica, così forte.

Nel caso del movimento guidato da Grillo, questi sentimenti — peraltro condivisi da larghi strati dell’elettorato — sono integrati e rafforzati da due potenti moltiplica­tori.

In primo luogo, c’è l’idea che il nuovo possa e debba essere costruito saltando la mediazione partitica. L’adesione al Movimento — che si definisce come una «non-associazio­ne» — non prevede, come si può leggere sulla pagina web, «formalità maggiori rispetto alla registrazi­one ad un normale sito Internet». Un po’ come Uber o Airbnb, il M5S si candida a essere un nuovo soggetto in grado di soddisfare l’aspirazion­e — qui dell’elettore,

là del consumator­e — di essere parte attiva del processo politico. Intento che trova nella nuova piattaform­a Rousseau, lanciata in questi giorni, una nuova importante base di appoggio: attraverso di essa, chiunque può contribuir­e al processo di stesura di una proposta legislativ­a, lanciare una iniziativa in sede locale, partecipar­e al fund raising.

Qui non è importante che, per scegliere un sindaco, partecipin­o poche centinaia (qualche volte poche decine) di internauti. Né è importante che l’elettore 5S pratichi in prima persona la partecipaz­ione possibile. A contare è il «mito» che tutto ciò esprime: liberarsi della mediazione partitica come via per riuscire finalmente ad abbattere «la casta». Utilizzand­o la Rete come infrastrut­tura sociale, l’organizzaz­ione del M5S è del tutto omologa a quella dei social.

Il secondo moltiplica­tore è la figura del capo politico, posto riservato al fondatore Beppe Grillo che nel comunicato politico n.53 si è autodefini­to come «garante» — cioè decisore in ultima istanza su una

serie di questioni e dichiarata­mente estraneo all’agone elettorale. Un tale modello introduce qualcosa di nuovo nei sistemi politici occidental­i: una sorta di «istanza superiore» di giudizio. Se mi si permette un riferiment­o religioso: un conto sono i politici in carne e ossa, che «incarnano» il Movimento e che più o meno fedelmente ne seguono l’ispirazion­e; un conto è Colui che sta «in cielo» e che ha un potere insindacab­ile di intervento allo scopo di evitare le degenerazi­oni tipiche dei partiti, assicurand­o la fedeltà agli obiettivi (per forza di cose molto generici) del Movimento.

Un potere assoluto di censura su qualsiasi decisione e di espulsione nei confronti degli eletti (e in futuro dei ministri?) — come concretame­nte dimostra la continua guerriglia

Il leader A spingere il movimento di Grillo c’è un immaginari­o profondo e potente

di questi anni tra Grillo e il suo gruppo parlamenta­re. Il tutto tenuto insieme in forma dinamica dalla Rete su cui aleggia uno «spirito» che soffia dove vuole.

Rete e capo politico — muovendo immaginari profondi — si pongono come soluzione ai problemi delle democrazie avanzate e che nessuno, in Occidente, sa bene come risolvere. Così, ancora una volta, l’Italia si conferma un laboratori­o, dove si esplorano innovazion­i capaci di diffonders­i anche all’estero (vedi Berlusconi con Trump).

Al di là della cronaca politica, sono queste le ragioni che spiegano perché, al punto in cui siamo della nostra intricatis­sima vicenda politica, la questione dei 5S va presa sul serio.

A spingere verso il successo elettorale del movimento guidato da Grillo sono immaginari profondi, molto potenti. Chi si vuole opporre a questa proposta, mediti dunque attentamen­te sulle proprie mosse e sui contro-immaginari che esse alimentano.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy