La copia del «Ratto» del Giambologna: tutto iniziò 13 anni fa
Sono lieta di apprendere dalla stampa che si è rimesso in moto il progetto di sostituzione del gruppo marmoreo Ratto delle Sabine del Giambologna, sotto la Loggia dei Lanzi a Firenze. Si tratta del monumento all’aperto più controllato nella città: non mi azzardo a dire in Italia o all’estero, ma certo, in tredici anni di indagini scientifiche, prove di protettivo e monitoraggi, coordinati a livelli d’eccellenza dalla storica dell’arte Magnolia Scudieri, dal chimico Mauro Matteini e dal restauratore Alberto Casciani, si è formato un patrimonio di dati di prima mano assolutamente eccezionale, che spero di veder pubblicato. Ebbi l’opportunità di coordinare quei lunghi lavori come responsabile dell’Opificio delle pietre dure e poi del Polo museale fiorentino, che includeva gli Uffizi, e di condividere la dedizione appassionata di tutti quelli che vi presero parte. Proprio in base alle conoscenze acquisite, si verificò che il marmo subiva danni permanenti, che nessun protettivo poteva arrestare. Così nel luglio 2014, da soprintendente, ufficializzai la decisione, dolorosa ma inevitabile, di ricoverare l’originale negli Uffizi, in una sala dedicata al piano terreno, e di sostituirlo con una copia fedele in marmo. Vista l’importanza e la visibilità del capolavoro del Giambologna, il progetto attendeva l’approvazione ministeriale, che non era giunta quando uscii dal ruolo nel novembre 2014; ora evidentemente vi sono le condizioni per riavviare l’iter interrotto. L’intervento certo si annunciava costoso, ma non sarebbe stato impossibile (così ricordo) trovare il sostegno di sponsor privati per salvare un tale capolavoro, esposto nella «vetrina» più prestigiosa di Firenze. Auguro quindi alla lunga impresa di concludersi rapidamente e con successo. Soprintendente del Polo museale fiorentino
dal 2006 al 2014