Addio a Canfora, la sua «Da-da-un-pa» fece ballare l’Italia
Èstato la colonna sonora degli anni 60, con brani come «Il ballo del mattone» e «Il geghegé» (resi celebri da Rita Pavone), con canzoni come «Brava» e «Zum zum zum» (portate al successo da Mina), con pezzi rimasti nell’immaginario sonoro come «Da-da-un-pa» e «La notte è piccola per noi» delle gemelle Kessler o «Stasera mi butto» incisa da Rocky Roberts.
A 92 anni si è spenta la voce di Bruno Canfora, direttore d’orchestra, compositore, arrangiatore e paroliere, autore di musiche, canzoni e sigle che hanno fatto la storia della televisione italiana. Come direttore d’orchestra partecipò a diverse edizioni del Festival di Sanremo, a Canzonissima e Studio Uno (sua la sigla, «Fortissimo», cantata ancora da Rita Pavone). Nato a Milano nel 1924, Canfora frequentò il conservatorio Giuseppe Verdi imparando a suonare prima l’oboe, poi il pianoforte. Durante la Seconda guerra mondiale si avvicinò al jazz — all’epoca censurato dal regime fascista perché considerato «scandaloso» —, formando un trio con la cantante Elsa Pejrone (il terzo componente era Tullio Gallo), con cui ebbe due dei suoi tre figli. Aveva lasciato il mondo dello spettacolo nel 1995; la sua ultima partecipazione musicale fu a Papaveri e Pavere con Baudo e Magalli. Quindi si trasferì definitivamente a vivere a Tavernelle, in Umbria, dove è morto.
Bruno Canfora ricordava così uno degli incroci che gli cambiarono la vita: «Avere incontrato Mina è stato il più bel regalo che mi potesse essere fatto. Non riesco a pensare a un eguale sviluppo del mio lavoro senza di lei. Mi ha dato la possibilità di scrivere e di arrangiare come desideravo. Per scrivere e arrangiare come un musicista vorrebbe poter fare, c’è bisogno dei mezzi. Quelli personali, certo ma poi, se non ci fosse stata Mina a reggere tutto, a permettere di realizzarlo con le sue capacità, totali, complete...».
Se per le generazioni post anni 70 il suo nome non era subito familiare, Francesco Bianconi, mente e voce dei Baustelle, fa capire che va ricordato tra i numeri uno: «Per me il pop di riferimento è quello di Lennon, McCartney, Brian Wilson, quello degli Abba e di quel genio di Bruno Canfora».