Corriere della Sera

Marquez doma il caos,

Rossi a Brno cambia moto in ritardo, rimonta ma è solo quarto: «Alla Yamaha siamo stati degli asini»

- Daniele Sparisci

DAL NOSTRO INVIATO

«Di solito il patacca sono solo io, stavolta siamo quattrocin­que asini». La solita fulminante battuta di Valentino sintetizza il festival degli errori andato in scena ieri. Suggerimen­ti sbagliati; un pluricampi­one del mondo (Lorenzo) attende in garage «perché la moto non è pronta», come un cliente qualsiasi in una concession­aria; incidenti tragicomic­i in pit lane (il povero Andrea Iannone scivola per evitare Aleix Espargarò, la colpa è dello spagnolo punito con tre posizioni in meno, ma l’Aprilia non ci sta); cortocircu­iti assurdi nelle comunicazi­oni, come quello fra Rossi e gli strateghi della Yamaha: «Se mi avessero mostrato la lavagna 10 secondi prima mi sarei giocato il podio con Viñales», spiega il Dottore.

Nella Moto-caos Marc Marquez è padrone assoluto, campione di azzardo e di equilibris­mo quando decide prima di tutti di entrare ai box e saltare sulla moto con le gomme da asciutto nonostante l’asfalto sia ancora umido. Come in Germania un anno fa, la mossa è devastante: prende 10” a giro a quelli davanti che insistono con le wet, la rimonta di MM è da videogioco. La gara finisce qui, il resto è un assolo del catalano e della Honda che fa doppietta con Pedrosa e allunga (Getty) la distanza sulla coppia Dovizioso-Rossi.

Agli italiani restano rimpianti e tante domande. Perché hanno ritardato il cambio moto? Come mai nei rispettivi box vedendo i tempi stratosfer­ici di Marquez non hanno pensato a marcarlo? E chi decide quando fermarsi, il pilota o il team? Risponde Valentino: «Marc si è preso un grosso rischio, dopo due giri io non lo avrei fatto. Con i miei eravamo d’accordo: appena mettevano fuori la tabella sarei rientrato. Al Sachsenrin­g (nel 2016, ndr) avevo tirato dritto nonostante la segnalazio­ne e da quell’episodio ci regoliamo così. La squadra ha più informazio­ni rispetto a me, però è anche colpa mia che non so valutare il momento giusto. Le corse flag to flag (quelle in condizioni meteo variabili, senza interruzio­ni ma con il cambio al «volo» della moto, ndr) non sono il mio pezzo forte, migliorerò. Ma il Mondiale è ancora apertissim­o».

Anche la Yamaha potrebbe migliorare: esiste un sistema per «parlare» con i rider (non Lentezza Valentino Rossi passa dalla moto con le gomme da pioggia a quella con le coperture da asciutto, ma è troppo tardi: Marquez, che ha anticipato tutti, è in fuga (Ap) collegati via radio come in F1) attraverso brevi messaggi che appaiono sul quadro comandi. Alcuni lo rifiutano perché distrae. Per Rossi «sarebbe utile ma il software non è ancora pronto». Dettagli che in una lotta per il titolo così serrata possono fare la differenza. Chiedere a Dovizioso: «Quanti sbagli, spero ci serva da lezione».

Nel disastro Ducati il più infuriato è Lorenzo, e a ragione. Lui il sistema di messaggist­ica

Flag to flag Marc il più svelto a passare all’asciutto Errori anche per Dovizioso e Lorenzo

lo usa ma non è servito: dopo aver ricevuto la chiamata ha trovato i meccanici al lavoro sull’assetto della Desmosedic­i e ha perso un’eternità. Il motivo? Credevano che l’asfalto si sarebbe asciugato più tardi e quindi di avere più tempo per le modifiche. Jorge sostiene che «il flag to flag non funziona: non abbiamo la cultura della F1: sono molto più bravi e pronti nel cambio gomme. Da noi regna la confusione in pit lane, è pericoloso».

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Dedica a Nieto Marc Marquez

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