Marquez doma il caos,
Rossi a Brno cambia moto in ritardo, rimonta ma è solo quarto: «Alla Yamaha siamo stati degli asini»
DAL NOSTRO INVIATO
«Di solito il patacca sono solo io, stavolta siamo quattrocinque asini». La solita fulminante battuta di Valentino sintetizza il festival degli errori andato in scena ieri. Suggerimenti sbagliati; un pluricampione del mondo (Lorenzo) attende in garage «perché la moto non è pronta», come un cliente qualsiasi in una concessionaria; incidenti tragicomici in pit lane (il povero Andrea Iannone scivola per evitare Aleix Espargarò, la colpa è dello spagnolo punito con tre posizioni in meno, ma l’Aprilia non ci sta); cortocircuiti assurdi nelle comunicazioni, come quello fra Rossi e gli strateghi della Yamaha: «Se mi avessero mostrato la lavagna 10 secondi prima mi sarei giocato il podio con Viñales», spiega il Dottore.
Nella Moto-caos Marc Marquez è padrone assoluto, campione di azzardo e di equilibrismo quando decide prima di tutti di entrare ai box e saltare sulla moto con le gomme da asciutto nonostante l’asfalto sia ancora umido. Come in Germania un anno fa, la mossa è devastante: prende 10” a giro a quelli davanti che insistono con le wet, la rimonta di MM è da videogioco. La gara finisce qui, il resto è un assolo del catalano e della Honda che fa doppietta con Pedrosa e allunga (Getty) la distanza sulla coppia Dovizioso-Rossi.
Agli italiani restano rimpianti e tante domande. Perché hanno ritardato il cambio moto? Come mai nei rispettivi box vedendo i tempi stratosferici di Marquez non hanno pensato a marcarlo? E chi decide quando fermarsi, il pilota o il team? Risponde Valentino: «Marc si è preso un grosso rischio, dopo due giri io non lo avrei fatto. Con i miei eravamo d’accordo: appena mettevano fuori la tabella sarei rientrato. Al Sachsenring (nel 2016, ndr) avevo tirato dritto nonostante la segnalazione e da quell’episodio ci regoliamo così. La squadra ha più informazioni rispetto a me, però è anche colpa mia che non so valutare il momento giusto. Le corse flag to flag (quelle in condizioni meteo variabili, senza interruzioni ma con il cambio al «volo» della moto, ndr) non sono il mio pezzo forte, migliorerò. Ma il Mondiale è ancora apertissimo».
Anche la Yamaha potrebbe migliorare: esiste un sistema per «parlare» con i rider (non Lentezza Valentino Rossi passa dalla moto con le gomme da pioggia a quella con le coperture da asciutto, ma è troppo tardi: Marquez, che ha anticipato tutti, è in fuga (Ap) collegati via radio come in F1) attraverso brevi messaggi che appaiono sul quadro comandi. Alcuni lo rifiutano perché distrae. Per Rossi «sarebbe utile ma il software non è ancora pronto». Dettagli che in una lotta per il titolo così serrata possono fare la differenza. Chiedere a Dovizioso: «Quanti sbagli, spero ci serva da lezione».
Nel disastro Ducati il più infuriato è Lorenzo, e a ragione. Lui il sistema di messaggistica
Flag to flag Marc il più svelto a passare all’asciutto Errori anche per Dovizioso e Lorenzo
lo usa ma non è servito: dopo aver ricevuto la chiamata ha trovato i meccanici al lavoro sull’assetto della Desmosedici e ha perso un’eternità. Il motivo? Credevano che l’asfalto si sarebbe asciugato più tardi e quindi di avere più tempo per le modifiche. Jorge sostiene che «il flag to flag non funziona: non abbiamo la cultura della F1: sono molto più bravi e pronti nel cambio gomme. Da noi regna la confusione in pit lane, è pericoloso».