«Alleanza da Angelino a Musumeci O finisce che vincono i 5 Stelle» Miccichè: patto nazionale? No, un’intesa locale come per Toti in Liguria Serve una coalizione larga
ROMA «Il 61 a zero del 2001 è un risultato alla nostra portata. In Sicilia ancora una volta il centrodestra unito è oltre il 40%». Da pochi minuti è finito il Gran premio di motociclismo e Gianfranco Miccichè, playmaker dei forzisti in Sicilia e della trattativa con Angelino Alfano, risponde al telefono ma prima ancora di qualsiasi ragionamento desidera esaltare il potenziale della coalizione di centrodestra nell’isola. «Una coalizione larga — avverte — oserei dire senza limiti all’allargamento».
Questa tormentata trattativa con Alfano non rischia di dividere il centrodestra consegnando la Sicilia al M5S?
«Veramente sto facendo di tutto per vincere. Credo che ci siano le condizioni per rimettere in moto la macchina».
Su quali basi ricomincerà la trattativa per la coalizione larga?
«Glielo dico francamente: si partirà dai numeri perché sono dalla nostra parte. Il centrodestra unito batterebbe i grillini. Per questo motivo qualche volta mi arrabbio». Ma Musumeci pone il veto sul ministro degli Esteri.
«Il progetto politico comune per il buon governo della Sicilia deve prevalere rispetto ai personalismi. Dobbiamo dimostrare maturità e responsabilità. La Sicilia è in una situazione di disperazione e se finisse nella mani del “geometra” Cancelleri sarebbe la fine. Altro che Roma, altro che Raggi, porterebbero l’isola al tracollo definitivo». Berlusconi è pronto a riaccogliere Alfano?
«I mal di pancia ci sono e sono comprensibili. Ma per tornare competitivi e ottenere la vittoria del centrodestra bisogna guardare avanti. Cerchiamo di rimetterci assieme per salvare prima la Sicilia e poi il Paese».
Dietro l’accordo con Alfano c’è un patto di non belligeranza per le elezioni politiche?
«Tutte cavolate. Si parla di Sicilia esattamente come Toti parlava di Liguria. Sono alleanze per le Regioni. Per le politiche c’è tempo. L’accordo è dietro l’angolo basta non perdere di vista l’obiettivo». In una intervista al Corriere Stefania Prestigiacomo
chiede ad Alfano di lasciare il governo Crocetta. Concorda?
«È chiaro che Angelino deve fare qualcosa per semplificare il quadro: uscire dal governo Crocetta è una delle condizioni». Perché non convergete su
Musumeci? «Musumeci è una risorsa credibile e autorevole per il centrodestra. I problemi sono i veti incrociati che i cittadini non comprendono. Oggi però mi preoccuperei di vincere. Non parliamo di bazzecole». Nei sondaggi l’ex An candidato sarebbe al 42%.
«Musumeci al 42% non la considero una sorpresa. Vorrei sottolineare che in Sicilia il centrodestra oltre il 40 non è affatto una sorpresa. Qui c’è voglia di centrodestra, siamo i più forti». Cosa le dice di fare l’ex Cavaliere?
«Il presidente mi ha affidato il dossier e comprende perfettamente quello che sta succedendo in Sicilia. Cosa vuole che mi dica? Mi chiede di provarci in tutte le maniere possibili».
Coalizione larghissima non significa rivedere nelle liste i cuffariani, gli uomini di Raffaele Lombardo e un certo tipo di notabilato?
«Cuffaro non fa più politica. Il notabilato a cui si lei si riferisce appartiene al passato».
Si sbilanci: ci dica quale sarà il perimetro della coalizione e chi sarà il candidato?
« In tempi brevissimi scioglieremo tutti i nodi. Sono più che fiducioso». © RIPRODUZIONE RISERVATA