Corriere della Sera

Migranti, il Colle con Minniti

Il ministro tentato dalle dimissioni, arriva il sostegno anche di Gentiloni

- di Marzio Breda e Dino Martirano M.Caprara Galluzzo, Palumbo

Fortissime tensioni all’interno del governo a causa della gestione dei migranti. Il titolare dell’Interno, Minniti, non si presenta al Consiglio dei ministri e minaccia le dimissioni. Il Quirinale e Palazzo Chigi confermano l’apprezzame­nto per il suo operato. Delrio: «No a polemiche, combattiam­o gli scafisti».

Al termine di una giornata molto tesa per il governo — segnata dall’assenza polemica del responsabi­le del Viminale, Marco Minniti, dal Consiglio dei ministri in cui era previsto un chiariment­o con il collega Graziano Delrio sui temi dell’immigrazio­ne — il Quirinale ha fatto sapere di avere sempre apprezzato l’impegno profuso in queste settimane dal ministro dell’Interno nella difficile gestione del fenomeno migratorio.

Poi, quasi a segnare la fine senza danni di una giornata assai scivolosa per la tenuta dell’esecutivo in cui è echeggiata forte anche la possibilit­à delle dimissioni di Minniti, fonti di Palazzo Chigi hanno riconosciu­to che risultati sul fronte del contrasto all’immigrazio­ne clandestin­a iniziano ad arrivare grazie all’impegno di tutto il governo, all’azione e al lavoro in particolar­e del Viminale e delle strutture che stanno dando attuazione al codice per le Ong voluto dal ministro Minniti. Un apprezzame­nto, da parte del governo, va anche al contributo della Guardia costiera libica.

Il doppio intervento Quirinale-Palazzo Chigi ha dunque sedato uno stato di forte fibrillazi­one culminato in una telefonata mattutina molto franca tra Minniti e il presidente del Consiglio. Così — constatata nel primo pomeriggio l’assenza del responsabi­le del Viminale al Consiglio dei ministri — è poi arrivato in serata il messaggio ispirato dagli uffici del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, oltre ad apprezzare l’impegno del ministro dell’Interno, ha fatto esplicito riferiment­o all’oggetto del contendere tra le due anime del governo: quella pragmatica dell’ex pci Minniti e quella più sensibile ai temi umanitari del cattolico Delrio, che è contrario a qualsiasi forma di chiusura, anche mascherata, dei nostri porti alle Ong. Il Quirinale ha comunque rilevato il valore costituito dal Codice di condotta per le Ong che operano i salvataggi in mare proposto da Minniti e condiviso con grande convergenz­a in sede parlamenta­re.

E dal Viminale, come controprov­a che la strada intrapresa è l’unica possibile — anche dopo il gran rifiuto di Medici Senza Frontiere — arriva ora l’annuncio che giovedì voleranno da Marsiglia a Roma i rappresent­anti di Sos Mediterran­ée per valutare la possibilit­à di firmare il Codice: così salirebber­o a 5 le grandi Ong che hanno sottoscrit­to le regole di comportame­nto per il salvataggi­o in mare dei migranti nei settori controllat­i dal dispositiv­o a guida italiana.

Il tema della libertà di movimento (più o meno concordata) per le Ong fa dire al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che «dobbiamo disciplina­re il settore senza correre il rischio di una criminaliz­zazione indiscrimi­nata. Non possiamo chiedere alle Ong di essere il braccio operativo del governo italiano». Renato Brunetta (FI) parla di «Italia debole e di governo diviso». Gli fa eco Luigi Di Maio (M5S): «La Libia minaccia l’attacco alle nostre navi e nel governo litigano».

Oggi, il ministro degli Esteri Angelino Alfano incontra alla Farnesina il neoinviato speciale dell’Onu per la Libia Ghassan Salamé.

I dubbi di Orlando Il Guardasigi­lli e le Ong: dobbiamo evitare una criminaliz­zazione indiscrimi­nata

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