Ma schierarsi con la legge è xenofobia?
Evitare di polemizzare con le idee e gli argomenti altrui — soprattutto gli argomenti! — che non si condividono, bensì polemizzare con i titoli di giornale che in quattro parole cercano di compendiare le idee e gli argomenti suddetti, è da sempre un abusato espediente del giornalismo «alle vongole». Il quale si convince così di riportare la meglio con poca fatica su chi non la pensa come lui. Fa perciò un grave torto alla propria intelligenza e alle proprie capacità l’editorialista di Repubblica Massimo Giannini ricorrendo a simili mezzi per criticare quanto da me scritto domenica su questo giornale a proposito della difesa fatta da Roberto Saviano di quelle Ong le quali hanno deciso di non far salire agenti delle forze dell’ordine italiane a bordo delle loro navi nel Mediterraneo.
«Èsemplicemente intollerabile, — queste le sue parole — come fa Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera, pretendere da quelle organizzazioni di “scegliere tra l’Italia e gli scafisti”». Peccato però che quelle parole messe da Giannini tra virgolette, con relativo «discorso socialxenofobo» e intimazione nazionalistico-ducesca incorporati, io non le abbia mai scritte. Egli le ha per così dire dedotte dal titolo redazionale dato dal Corriere al mio articolo (Quella scelta/ tra l’Italia/e gli scafisti): ma è pensabile polemizzare con qualcuno, mi domando, esclusivamente sulla base di alcune parole dedotte dal titolo dato a un suo articolo ma che nell’articolo stesso non compaiono mai?
Io infatti ho scritto solamente che avrei voluto capire con precisione in che senso nella situazione reale che esiste nel Mediterraneo «le Ong immaginano la loro come una posizione di terzietà e quindi di necessaria neutralità obbligatoriamente disarmata.
Le Ong, ho chiesto, sono e vogliono essere neutrali tra la legge e l’illegalità? tra le organizzazioni criminali nordafricane e le forze italiane di polizia incaricate di contrastare il crimine?»
Ma perché mai , mi chiedo, questa sarebbe una domanda «insopportabile»? Perché mai, quando — come ha detto proprio ieri Nicola Gratteri, il procuratore capo di Catanzaro intervistato dal Fatto Quotidiano, «qui si tratta della sicurezza nazionale» (saggiamente aggiungendo: «l’ideologia mettiamola da parte») ? O forse dovremmo pensare che preoccuparsi della sicurezza nazionale significhi per ciò stesso sottostare all’«egemonia populista», dar voce al peggiore «sovranismo», addirittura allo «squadrismo grillino-leghista», così come recita il nutrito repertorio deprecatorio di Giannini?
Il quale — contrariamente all’invito di Gratteri — mi sembra che proprio dell’ideologia invece non riesca a fare a meno. Dell’ideologia del nemico assoluto da cercare di annichilire non importa con quali mezzi, dell’ideologia del disprezzo e della demonizzazione che vieta di discutere ma incita solo a scomunicare. Mi ostino a credere, insieme a questo giornale, che l’Italia di oggi non abbia bisogno di nulla di simile.
Domande Mi sono chiesto se le Ong sono e vogliono essere neutrali tra criminali e polizia Demonizzazione Resiste ancora l’ideologia del nemico assoluto da cercare di annichilire