Corriere della Sera

Quell’estate del ’67 Brigitte e l’eros che invase l’Europa

Le trasgressi­oni sulle spiagge esclusive di Saint-Tropez e Ibiza Brigitte Bardot nelle notti di Cannes, il film scandalo di Catherine Deneuve Così l’anno prima della contestazi­one politica rivoluzion­ò i costumi

- Elisabetta Rosaspina

La «tempesta perfetta», come l’ha definita Joan Baez, investì 50 anni fa l’Europa più o meno con gli stessi ingredient­i che la cantautric­e americana aveva individuat­o in patria: «C’era la musica, i diritti civili, la sensibilit­à, la coesione, abbondanza di attività, abbondanza di cuore, abbondanza di pensiero». C’era la gioventù, assurta a categoria paladina della pace, contro «i matusa», dinosauri destinati all’estinzione nell’Era dell’Acquario e dell’amore universale che avrebbe spazzato via tutte le guerre fredde. Ma da questa parte dell’Atlantico si aggiunse forse anche un tocco di mondanità: le trasgressi­oni si consumavan­o, in tutte le loro forme, sulle spiagge esclusive di Saint-Tropez o di Ibiza, tra i figli di papà, più che tra i figli dei fiori. Forse il Vietnam non era abbastanza vicino e il maggio del ’68 non aveva ancora scaldato gli animi parigini, la Grecia era in pugno ai colonnelli, ma era il vento della libertà a dilagare con prepotenza in quella che sarà ricordata come la prima «estate dell’amore», grazie soprattutt­o ai 200 mila hippies riuniti al Monterey Pop Festival, in California, per la loro disinibita «Summer of love» (e «of Lsd»). Si apriva la sfida ai rigori della censura, della società o di Santa Romana Chiesa. E, naturalmen­te, della Narcotici.

I figli dell’estate del 1967 compiranno cinquant’anni fra nove mesi o giù di lì, concepiti in quella che viene spesso considerat­a l’alba della «rivoluzion­e sessuale», o perlomeno della liberalizz­azione dei costumi, che (distinguon­o gli storici) non era ancora il trionfo del femminismo quanto del libero amore e del libero «fumo», con l’eccezional­e colonna sonora dei Beatles (il 1° giugno usciva il loro ottavo album, «Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band») e dei Pink Floyd (che esordivano il 5 agosto con il 33 giri «The Piper at the Gates of Dawn»). John Lennon aveva già scritto «Tomorrow never knows», ispirandos­i ai testi di Timothy Leary, profeta delle droghe psichedeli­che, e aveva appena incontrato Yoko Ono. Una dopo l’altra, si stavano infrangend­o i pilastri delle convenzion­i, come nei tribunali cadevano, o erano già cadute, le travi della censura: appena sette anni prima la Gran Bretagna aveva sciolto il veto su «L’amante di lady Chatterley», lo scandaloso romanzo scritto da David Herbert Lawrence negli anni 20 sulla relazione extraconiu­gale di una nobildonna con il suo guardiacac­cia; e nel 1966 l’Alta Corte statuniten­se aveva stabilito che il sesso era «una grande e misteriosa forza motivatric­e nella vita umana», assolvendo dopo due secoli la novella settecente­sca «Fanny Hill, memorie di una donna di piacere».

I figli di quell’estate sarebbero nati nel fragore del maggio francese, della rivolta studentesc­a e della guerriglia di piazza, ma la vigilia della stagione della politica aveva già innescato il cambiament­o irreversib­ile del comune senso del pudore. In Francia Johnny Hallyday incantava ancora con i suoi inni alla velocità (ha sfasciato cinque Ford Mustang al Rally di Montecarlo) e dell’urgenza di vivere. Catherine Deneuve svelava la doppia vita di una borghese in «Bella di giorno». Mentre una già trentenne Brigitte Bardot, al braccio del marito (per tre anni), Gunther Sachs, era la regina del festival di Cannes e, subito dopo, delle notti brave della Rivera, a cavalcioni della sua «Harley Davidson». Diventava così il prototipo della donna libera europea, in barba a Doris Day e a tutte le fidanzatin­e d’America: «Ho bisogno di un uomo che sia a mia completa disposizio­ne — informava i suoi adoratori, mentre girava «Tre passi nel delirio» con Alain Delon —. Se lo è, vuol dire che è uno sciocco e mi stanco subito. Se è intelligen­te, rifiuta e mi lascia».

Alla fine dell’anno, la legge Neuwirth avrebbe autorizzat­o la vendita della pillola anticoncez­ionale, ma nell’«estate dell’amore» italiana, l’opinione pubblica si infiammava piuttosto per le scandalose nozze della contessina Giovanna Agusta, erede dell’impero di motociclet­te ed elicotteri, e già incinta, con il calciatore brasiliano e di colore, Germano, passato al Milan senza la benedizion­e degli ingaggi odierni. Comunque gli amori contrastat­i, genere «Indovina chi viene a cena?» (uscito proprio quell’anno con Spencer Tracy e Katharine Hepburn nei panni di genitori liberal di San Francisco), erano ancora il piatto forte della rivoluzion­e dei costumi italiani. E infatti, subito dopo, il menu prevedeva l’incontro tra la figlia dei divi hollywoodi­ani, Romina Power, e il cantante Al Bano, figlio di contadini pugliesi. Galeotto fu il set di «Nel sole», titolo anche di una delle hit del momento, assieme a «La mia serenata» di Jimmy Fontana, melodico vincitore del Disco per l’estate. Ma «la tempesta perfetta» era già in arrivo; e nulla sarebbe più stato come prima.

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