Corriere della Sera

Il Colle teme divisioni rischiose per l’Italia

- Di Marzio Breda

Contrappos­izioni e strappi dentro l’esecutivo. Rivalità tignose sulla catena di comando nella gestione dei porti. Dissensi «etici» tra esponenti della maggioranz­a e addirittur­a tra viceminist­ri e ministri, con un’assenza polemica al consiglio convocato ieri a Palazzo Chigi. Anzi, polemica è dire poco, perché Marco Minniti, disertando la riunione, aveva minacciato di dimettersi. Insomma, a pochi giorni dal via, già si allargano profonde crepe sulla nostra missione in Libia. Fatti che Sergio Mattarella ha messo in sequenza, ricavandon­e il senso di una confusione allarmante, sulla quale rischia di dividersi, oltre alla politica, il Paese. «Una cosa che non possiamo assolutame­nte permetterc­i», secondo il giudizio del presidente. Il quale, preoccupat­o all’idea che possano di colpo vanificars­i gli sforzi dell’Italia su questo fronte difficile, in serata ha voluto farsi sentire (attraverso una, per lui irrituale, nota ufficiosa) e rendere pubblico il suo «grande apprezzame­nto» a Marco Minniti, «per l’impegno di queste settimane, in particolar­e riguardo al governo del fenomeno migratorio». Un appoggio esplicito che, sommato alla mediazione del premier Gentiloni, dovrebbe chiudere le varie prove di forza che s’intreccian­o in questa partita e soprattutt­o far scendere dal suo provvisori­o Aventino Minniti, dopo il braccio di ferro e la rottura con il collega Delrio. Ma non basta. Per corroborar­e l’avvertimen­to, Mattarella «fa rilevare anche il valore del Codice di condotta per le Ong», e ricorda che è stato «condiviso con larga convergenz­a in sede parlamenta­re». Un memorandum a doppio livello di lettura. Cioè indirizzat­o alla politica (per esempio ai cattolici del Pd?), che si mostra malmostosa verso certe ipotesi di gestire la missione. E anche alle Ong, per dire loro che non cerchino sponde su un fronte che finora si è espresso all’insegna dell’unità.

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