«È tempo di comportarsi da potenza regionale»
«La Libia è un problema che prima degli altri riguarda noi, per il flusso dei migranti, per le risorse energetiche. L’iniziativa di coadiuvare la guardia costiera nel fermare i trafficanti di esseri umani è un segnale anche verso l’esterno, verso gli altri Paesi europei, che finalmente stiamo prendendo posizione. È ora che l’Italia si dimostri potenza regionale perché ha tutte le carte in regola per esserlo». Così il generale Giorgio Battisti, a margine del convegno sulle relazioni transatlantiche organizzato nel fine settimana dal club Atlantico del Piemonte a Cesana Torinese, commenta la nuova missione della nostra Marina militare.
I rischi ci sono, visto il contesto: «Andiamo a contrastare un traffico terribile, quello di esseri umani, che è anche estremamente lucroso per questi pirati “moderni”». Ma secondo il generale, che nei suoi 44 anni di servizio ha ricoperto anche il ruolo di capo di Stato Maggiore della missione Isaf in Afghanistan, «i colleghi di Marina e della Guardia costiera hanno la professionalità per poter rispondere adeguatamente, e sono messi in condizione di farlo grazie alle regole di ingaggio sulla legittima difesa, sia individuale sia collettiva». Il generale però mette in guardia su un dettaglio: «È importante che prima di decidere se aprire il fuoco o meno, il comandante non debba, come avvenuto in qualche missione in passato, risalire tutta la catena di comando fino al vertice politico compreso il ministro della Difesa». Il secondo aspetto critico, quando parliamo di legittima difesa, «è che sulle navi di questi pirati ci potrebbero essere dei profughi».
Battisti non si dimostra invece preoccupato per le parole del generale Haftar, che ha detto di essere pronto a bombardare le nostre navi. «Siamo pur sempre l’Italia, ci dobbiamo preoccupare delle minacce di Haftar?». Ma se invece accadesse? «Se un aereo assumesse una rotta di attacco verso una nostra nave il comandante potrebbe essere autorizzato ad aprire il fuoco anche in via preventiva». Difficile essere colti di sorpresa: «Tutto il Mediterraneo è coperto da un sistema di controllo, noi e i nostri alleati siamo in grado di individuare qualsiasi velivolo che si alzi da una base aerea del Nordafrica e reagire a qualsiasi attacco, del resto la Sicilia è a pochi minuti di volo».