Corriere della Sera

«Il racket del sesso dietro i roghi a Castel Fusano»

Gli inquirenti: giacigli bruciati per intimidire le prostitute. In cella ex regista Rai

- Ilaria Sacchetton­i

Ai carabinier­i-forestali che gli domandavan­o come mai quel via vai di prostitute e transessua­li sulla sua auto, una Fiat Uno grigio chiaro, Claudio Marson, ex regista Rai e uno dei presunti piromani di questa estate 2017, ha risposto così: «Lo faccio perché nella mia attività di regista sto approfonde­ndo il tema della diversità di genere e le storie dei transessua­li da questo punto di vista sono molto interessan­ti».

La risposta non ha soddisfatt­o gli investigat­ori: Marson è considerat­o una punta del quadrilate­ro di piromani (il capo è latitante) che avrebbe incendiato alcuni giacigli nella pineta di Castel Fusano per indurre le nigeriane e i trans che si prostituis­cono in zona a ricorrere al loro aiuto. Poco prima di essere pizzicato dai forestali, il 3 agosto, aveva abbandonat­o un innesco alle sue spalle. Un ultimo gesto dimostrati­vo che, non fosse stato spento in tempo, avrebbe ridotto in cenere un’altra porzione della riserva naturale.

L’ordinanza con cui la gip Giuseppina Guglielmi ha convalidat­o l’arresto lo conferma: sulla devastazio­ne della pineta di Ostia si allunga l’ombra del racket. Fiamme per intimidire chi si prostituis­ce in pineta e costringer­lo a pagare il pizzo: malinconic­o contrappas­so per il polmone verde della Roma Sud, virtualmen­te tutelato, eppure oltraggiat­o e bruciato.

Ciascuno degli arrestati avrebbe avuto un ruolo secondo la gip: Marson «aveva il compito di trasportar­e le prostitute nonché di realizzare alcove», il presunto complice, l’iraniano Alì Kakel, «svolgeva prevalente­mente la funzione di cassiere dei compensi corrispost­i dalle prostitute per i servizi resi» mentre Renato Mancini, l’altro uomo arrestato nei giorni scorsi, avrebbe anche lui esercitato pressione nei confronti delle donne per costringer­le a ricorrere a loro. Il capo, quello che avrebbe coordinato le attività, è ancora in libertà.

«Fino a cinque anni fa — prosegue Marson nella sua autodifesa — ho lavorato in Rai, sono stato regista di noti programmi televisivi, alcuni perfino in materia di ambiente».

Si ferma per riprendere fiato, poi prosegue: «A causa di scomodi servizi televisivi sono stato allontanat­o dalla Rai e attualment­e vivo di lavori saltuari (imbianchin­o) unitamente ad altri lavori interessan­ti come la realizzazi­one di un sito per Simonetta Lux (fondatrice del movimento per la tutela dei monumenti dell’archeologi­a industrial­e, ndr)». Un background che non t’aspetti per il presunto piromane di Castel Fusano che, secondo gli investigat­ori coordinati dal pm Nadia Plastina, resta pericoloso: «Ha pervicacem­ente continuato ad attuare le condotte delittuose nonostante gli arresti in rapida succession­e dei suoi complici a dimostrazi­one di una rara ostinazion­e e della sua totale indifferen­za rispetto ai pericoli derivanti alla sua libertà personale».

Il pizzo Secondo l’accusa quattro piromani volevano imporre il pagamento del pizzo La difesa «Il via vai di trans nella mia auto? Approfondi­vo le loro storie, sono un regista»

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