Etruria, Boschi senior verso l’archiviazione
È coinvolto nel caso della maxi-liquidazione a un manager. I pm orientati a non chiedere il processo
Potrebbe finire con un’archiviazione l’inchiesta sul crac Banca Etruria a carico di Pier Luigi Boschi, padre del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena. È una notizia — quella filtrata ieri — a favore dell’ex vicepresidente dell’istituto aretino saltato nel novembre 2015, che invece è prossimo a ricevere dalla Consob varie sanzioni per violazioni delle norme a tutela del risparmio.
La storia della banca toscana commissariata a febbraio 2015 e messa in risoluzione nove mesi più tardi deve essere ancora scritta dal punto di vista giudiziario ma Boschi potrebbe dunque non esserne più un protagonista, almeno sotto il profilo penale. Finora il papà dell’ex ministro — consigliere dall’agosto 2012 e vicepresidente da maggio 2014 — è coinvolto solo in un filone secondario dell’inchiesta sulla presunta bancarotta, quello relativo alla maxi-liquidazione all’ex direttore generale Luca Bronchi (circa 700 mila euro di cui 470 mila euro sequestrati). Ma secondo ambienti giudiziari aretini, la procura sarebbe orientata a chiedere l’archiviazione per Boschi: dal provvedimento di sequestro del gup Annamaria Loprete sarebbe emerso che responsabili per il maxi-bonus sarebbero solo Bronchi e l’ex presidente della banca, Lorenzo Rosi, non anche il consiglio in cui sedeva Boschi. La vicenda deve comunque essere ancora affrontata dalla procura — è stata la precisazione circolata in serata — e solo in autunno i pm valuteranno la richiesta di archiviazione. Ma di fronte a una decisione, ancorché preliminare, di un giudice, potrebbero decidere di escludere Boschi da un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.
In questo modo la partita penale per Boschi potrebbe chiudersi. Anche perché non risulta indagato negli altri filoni Etruria: a ottobre comincerà il processo per bancarotta a venti componenti dei cda guidati da Elio Faralli e Giuseppe Fornasari, in carica dal 2008 al 2011, dunque prima che arrivasse Boschi. C’è poi un secondo filone concentrato sui finanziamenti facili e un terzo, per truffa, contro una trentina di ex direttori di filiale per avere piazzato i bond alla clientela. E non sono processi facili per la procura: per l’ostacolo alla Vigilanza sono già stati assolti dal gup Fornasari, Bronchi e il dirigente David Canestri (il procuratore Roberto Rossi ha presentato ricorso).
Per Boschi resta comunque aperta la partita amministrativa e civilistica. Oltre che quella politica. L’ex banchiere è stato molto attivo nel 2014-2015 nel cercare di salvare la banca trovando un acquirente, anche organizzando un incontro con l’ex amministratore delegato di Veneto Banca, Vincenzo Consoli al quale partecipò anche l’allora ministra Maria Elena circa un’eventuale fusione tra i due istituti, proprio pochi giorni prima del commissariamento. E negli anni precedenti il consiglio aveva varato operazioni spericolate di rafforzamento, con aumenti di capitale e soprattutto collocamenti di obbligazioni subordinate per i quali gli ex vertici sono stati sanzionati.
Le scelte La Procura sta esaminando le carte e la scelta potrebbe arrivare in autunno Le sanzioni Per i manager della banca le sanzioni di Consob: 90 mila euro per l’ex presidente
Dopo la Banca d’Italia, che nel 2014 e nel 2016 ha emesso multe per 4,7 milioni di euro totali, in questi giorni sono in fase di notifica da parte della Consob varie sanzioni per complessivi 2,75 milioni (le cui proposte erano state rese note a giugno) a carico di una trentina di ex consiglieri, sindaci, manager e la stessa Banca Etruria. Per Boschi la multa in uno dei provvedimenti è di 90 mila euro. Secondo Consob, i banchieri nascosero la grave situazione dell’istituto e nonostante i rilievi di Bankitalia non modificarono i profili di rischio dei bond venduti al pubblico.