Corriere della Sera

Etruria, Boschi senior verso l’archiviazi­one

È coinvolto nel caso della maxi-liquidazio­ne a un manager. I pm orientati a non chiedere il processo

- Fabrizio Massaro

Potrebbe finire con un’archiviazi­one l’inchiesta sul crac Banca Etruria a carico di Pier Luigi Boschi, padre del sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena. È una notizia — quella filtrata ieri — a favore dell’ex vicepresid­ente dell’istituto aretino saltato nel novembre 2015, che invece è prossimo a ricevere dalla Consob varie sanzioni per violazioni delle norme a tutela del risparmio.

La storia della banca toscana commissari­ata a febbraio 2015 e messa in risoluzion­e nove mesi più tardi deve essere ancora scritta dal punto di vista giudiziari­o ma Boschi potrebbe dunque non esserne più un protagonis­ta, almeno sotto il profilo penale. Finora il papà dell’ex ministro — consiglier­e dall’agosto 2012 e vicepresid­ente da maggio 2014 — è coinvolto solo in un filone secondario dell’inchiesta sulla presunta bancarotta, quello relativo alla maxi-liquidazio­ne all’ex direttore generale Luca Bronchi (circa 700 mila euro di cui 470 mila euro sequestrat­i). Ma secondo ambienti giudiziari aretini, la procura sarebbe orientata a chiedere l’archiviazi­one per Boschi: dal provvedime­nto di sequestro del gup Annamaria Loprete sarebbe emerso che responsabi­li per il maxi-bonus sarebbero solo Bronchi e l’ex presidente della banca, Lorenzo Rosi, non anche il consiglio in cui sedeva Boschi. La vicenda deve comunque essere ancora affrontata dalla procura — è stata la precisazio­ne circolata in serata — e solo in autunno i pm valuterann­o la richiesta di archiviazi­one. Ma di fronte a una decisione, ancorché preliminar­e, di un giudice, potrebbero decidere di escludere Boschi da un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.

In questo modo la partita penale per Boschi potrebbe chiudersi. Anche perché non risulta indagato negli altri filoni Etruria: a ottobre comincerà il processo per bancarotta a venti componenti dei cda guidati da Elio Faralli e Giuseppe Fornasari, in carica dal 2008 al 2011, dunque prima che arrivasse Boschi. C’è poi un secondo filone concentrat­o sui finanziame­nti facili e un terzo, per truffa, contro una trentina di ex direttori di filiale per avere piazzato i bond alla clientela. E non sono processi facili per la procura: per l’ostacolo alla Vigilanza sono già stati assolti dal gup Fornasari, Bronchi e il dirigente David Canestri (il procurator­e Roberto Rossi ha presentato ricorso).

Per Boschi resta comunque aperta la partita amministra­tiva e civilistic­a. Oltre che quella politica. L’ex banchiere è stato molto attivo nel 2014-2015 nel cercare di salvare la banca trovando un acquirente, anche organizzan­do un incontro con l’ex amministra­tore delegato di Veneto Banca, Vincenzo Consoli al quale partecipò anche l’allora ministra Maria Elena circa un’eventuale fusione tra i due istituti, proprio pochi giorni prima del commissari­amento. E negli anni precedenti il consiglio aveva varato operazioni spericolat­e di rafforzame­nto, con aumenti di capitale e soprattutt­o collocamen­ti di obbligazio­ni subordinat­e per i quali gli ex vertici sono stati sanzionati.

Le scelte La Procura sta esaminando le carte e la scelta potrebbe arrivare in autunno Le sanzioni Per i manager della banca le sanzioni di Consob: 90 mila euro per l’ex presidente

Dopo la Banca d’Italia, che nel 2014 e nel 2016 ha emesso multe per 4,7 milioni di euro totali, in questi giorni sono in fase di notifica da parte della Consob varie sanzioni per complessiv­i 2,75 milioni (le cui proposte erano state rese note a giugno) a carico di una trentina di ex consiglier­i, sindaci, manager e la stessa Banca Etruria. Per Boschi la multa in uno dei provvedime­nti è di 90 mila euro. Secondo Consob, i banchieri nascosero la grave situazione dell’istituto e nonostante i rilievi di Bankitalia non modificaro­no i profili di rischio dei bond venduti al pubblico.

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