Corriere della Sera

«Le coop e Consip? Via chi ha sbagliato Anche se lo avesse fatto a fin di bene»

Gardini (Confcooper­ative): ma il malaffare riguarda il Paese intero

- di Lorenzo Salvia

«Se qualcuno ha sbagliato dovrà pagare. E se si tratta di un dirigente delle cooperativ­e dovrà pagare di più: dovrà fare un passo indietro e lasciare tutti gli incarichi ricoperti». Perché? «Perché avrebbe tradito la missione sociale di un settore che ha fatto la storia del nostro Paese, creando lavoro, ricchezza e anche solidariet­à». Maurizio Gardini è il presidente dell’Alleanza delle cooperativ­e, che raduna il 90% della cooperazio­ne italiana.

Sugli appalti Consip il Movimento 5 Stelle parla di «coop connection», come per lo scandalo di Roma. Le coop sono un trucco per scavalcare le imprese «normali»?

«Mi pare una semplifica­zione fuori luogo. In Italia le cooperativ­e sono 80 mila mentre sono solo una quindicina le sigle coinvolte in casi di corruzione. Sempre troppe, certo. Ma il malaffare riguarda il Paese intero, imprese, pezzi dello Stato. Non solo noi».

Il numero minimo dei soci per creare una coop è stato ridotto qualche anno fa da 9 a 3. Questo può aver facilitato la creazione di coop dai comportame­nti poco chiari?

«Non credo, anche perché la norma è stata poco utilizzata. Il vero errore è stato un altro: consentire che la cooperativ­a sia guidata non da un consiglio di amministra­zione ma da un amministra­tore unico. Perché l’amministra­tore unico diventa il padrone. E questo contraddic­e lo spirito della cooperativ­e dove sono i soci a decidere dove bisogna andare. Abbiamo chiesto al governo di correggere questo punto, attendiamo risposte».

Le coop vengono accusate di concorrenz­a sleale, perché hanno costi più bassi e possono offrire condizioni più vantaggios­e. Non è così?

«No. Anche le coop devono rispettare i contratti con i principali sindacati. Il problema sono le false cooperativ­e». E cosa sono?

«Cooperativ­e che durano pochi mesi: montate, smontate e poi magari montate i nuovo nel giro di pochi mesi proprio per sfuggire ai controlli previsti. Abbiamo raccolto 100 mila firme per una legge di iniziativa popolare che preveda regole più severe».

Nell’inchiesta sugli appalti Consip, però, le false cooperativ­e non c’entrano. «No, ma sulle false coop è giusto parlare di concorrenz­a

sleale. Sia verso le imprese sia verso le cooperativ­e sane».

Non è che il problema sta nella grandi cooperativ­e, che hanno troppo potere?

«Le indagini ci diranno come sono andate le cose. Ma se qualche amministra­tore ha usato una scorciatoi­a ha oltrepassa­to i limiti della legalità e delle buone prassi del mondo cooperativ­o. Anche se lo avesse fatto a fine di bene». In che senso a fin di bene?

«Per garantire il posto di chi lavora nella cooperativ­a. La crisi ha reso tutti più aggressivi, i margini si riducono e pur di lavorare si accettano contratti più risicati. Ma una cosa è la concorrenz­a, un’altra è la violazione delle regole».

Coop rosse, quelle di sinistra. Coop bianche, quelle di ispirazion­e cattolica. Secondo lei c’è una differenza tra questi due grandi gruppi nel rispetto delle regole?

«No. La vera differenza è tra le cooperativ­e vere e quelle false. Noi la distinzion­e fra rosse e bianche l’abbiamo superata da tempo, creando proprio l’Alleanza per le cooperativ­e di cui in questo momento sono presidente, e che rappresent­a tutto il mondo cooperativ­o. Quello sano, naturalmen­te».

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Maurizio Gardini, 57 anni, presidente della Alleanza delle cooperativ­e

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