«Le coop e Consip? Via chi ha sbagliato Anche se lo avesse fatto a fin di bene»
Gardini (Confcooperative): ma il malaffare riguarda il Paese intero
«Se qualcuno ha sbagliato dovrà pagare. E se si tratta di un dirigente delle cooperative dovrà pagare di più: dovrà fare un passo indietro e lasciare tutti gli incarichi ricoperti». Perché? «Perché avrebbe tradito la missione sociale di un settore che ha fatto la storia del nostro Paese, creando lavoro, ricchezza e anche solidarietà». Maurizio Gardini è il presidente dell’Alleanza delle cooperative, che raduna il 90% della cooperazione italiana.
Sugli appalti Consip il Movimento 5 Stelle parla di «coop connection», come per lo scandalo di Roma. Le coop sono un trucco per scavalcare le imprese «normali»?
«Mi pare una semplificazione fuori luogo. In Italia le cooperative sono 80 mila mentre sono solo una quindicina le sigle coinvolte in casi di corruzione. Sempre troppe, certo. Ma il malaffare riguarda il Paese intero, imprese, pezzi dello Stato. Non solo noi».
Il numero minimo dei soci per creare una coop è stato ridotto qualche anno fa da 9 a 3. Questo può aver facilitato la creazione di coop dai comportamenti poco chiari?
«Non credo, anche perché la norma è stata poco utilizzata. Il vero errore è stato un altro: consentire che la cooperativa sia guidata non da un consiglio di amministrazione ma da un amministratore unico. Perché l’amministratore unico diventa il padrone. E questo contraddice lo spirito della cooperative dove sono i soci a decidere dove bisogna andare. Abbiamo chiesto al governo di correggere questo punto, attendiamo risposte».
Le coop vengono accusate di concorrenza sleale, perché hanno costi più bassi e possono offrire condizioni più vantaggiose. Non è così?
«No. Anche le coop devono rispettare i contratti con i principali sindacati. Il problema sono le false cooperative». E cosa sono?
«Cooperative che durano pochi mesi: montate, smontate e poi magari montate i nuovo nel giro di pochi mesi proprio per sfuggire ai controlli previsti. Abbiamo raccolto 100 mila firme per una legge di iniziativa popolare che preveda regole più severe».
Nell’inchiesta sugli appalti Consip, però, le false cooperative non c’entrano. «No, ma sulle false coop è giusto parlare di concorrenza
sleale. Sia verso le imprese sia verso le cooperative sane».
Non è che il problema sta nella grandi cooperative, che hanno troppo potere?
«Le indagini ci diranno come sono andate le cose. Ma se qualche amministratore ha usato una scorciatoia ha oltrepassato i limiti della legalità e delle buone prassi del mondo cooperativo. Anche se lo avesse fatto a fine di bene». In che senso a fin di bene?
«Per garantire il posto di chi lavora nella cooperativa. La crisi ha reso tutti più aggressivi, i margini si riducono e pur di lavorare si accettano contratti più risicati. Ma una cosa è la concorrenza, un’altra è la violazione delle regole».
Coop rosse, quelle di sinistra. Coop bianche, quelle di ispirazione cattolica. Secondo lei c’è una differenza tra questi due grandi gruppi nel rispetto delle regole?
«No. La vera differenza è tra le cooperative vere e quelle false. Noi la distinzione fra rosse e bianche l’abbiamo superata da tempo, creando proprio l’Alleanza per le cooperative di cui in questo momento sono presidente, e che rappresenta tutto il mondo cooperativo. Quello sano, naturalmente».