Corriere della Sera

L’ira di Kim contro gli Usa dopo le sanzioni Onu: «Vi daremo una lezione»

Le misure costeranno a Pyongyang un miliardo di dollari

- Guido Olimpio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dicono che Kim Jong-un, il giovane leader nordcorean­o, voglia imitare in look e scelte il nonno, Kim Il-sung, il fondatore della dinastia. Personaggi­o duro, nel 1949 disse a Stalin: «Voglio toccare il Sud con la punta delle baionette». Retorica seguita dall’invasione. Oggi le voci del regime fanno eco a quelle parole. In risposta alle nuove sanzioni Onu che costeranno al Paese oltre un miliardo di dollari, Pyongyang ha suonato i tamburi. Le misure delle Nazioni Unite, votate anche da Russia e Cina — cosa importante — sono state definite «inventate» e rappresent­ano una «violazione della sovranità». Termini duri che segnalano un certo allarme. Perché se è vero che le punizioni decise dall’Onu non hanno impedito fin qui il riarmo del Nord, è anche vero che si faranno sentire su un’economia in crescita ma sempre fragile. Toccherann­o infatti esportazio­ni sensibili, dal carbone ai minerali, prodotti che finiscono in gran parte nel mercato cinese.

I nordcorean­i, secondo prassi consolidat­a, se la sono presa di nuovo con gli Stati Uniti promettend­o una «dura lezione nel caso di un’azione militare statuniten­se». E ritenendo Washington responsabi­le del nuovo voto Onu hanno minacciato ritorsioni. Presa di posizione che — pur carica della consueta propaganda — ha seguito un invito di dialogo lanciato dal segretario di Stato americano Tillerson a margine del summit regionale asiatico a Manila, con la presenza delle delegazion­i di tutti gli attori interessat­i, nordcorean­i compresi, ben attenti a non incrociars­i nei saloni del vertice. Con l’eccezione della stretta di mano tra l’inviato di Pyongyang, Ri Yong-ho e la sua collega del Sud Kang Kyung-wha.

Il capo della diplomazia americana ha esortato il Nord, se intende davvero negoziare, a sospendere i test dei missili. Gli avversari gli hanno risposto con la solita linea: non metteranno i loro dispositiv­i militari sul tavolo negoziale fintanto che gli Usa proseguira­nno con le provocazio­ni militari. Per il regime lo scudo composto da vettori interconti­nentali — in fase di sviluppo continuo — e atomica rappresent­ano uno scudo non barattabil­e. Kim è convinto che solo avendo sistemi bellici a lungo raggio potrà salvaguard­are la sua posizione e, persino, la sua pelle.

Ecco perché molti osservator­i occidental­i affermano che ormai è necessario guardare avanti e accettare il fatto compiuto di una Corea del Nord «armata». E da qui partire per una trattativa. La Casa Bianca, che non ha nascosto la soddisfazi­one per la posizione cinese e russa, continua a trasmetter­e segnali per una concertazi­one più ampia. Donald Trump ha parlato al telefono per un’ora con il presidente del Sud Moon Jae-in ribadendo che le prove missilisti­che sono una minaccia seria e per questo è necessario mantenere una pressione costante su Kim. Come ha ribadito il consiglier­e per la Sicurezza H.R. McMaster: tutte le opzioni sono valide, compresa quella di una guerra preventiva.

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Il saluto Il leader nordcorean­o Kim Jong-un passa in rassegna un reparto missilisti­co prima di assistere a manovre militari. Pyongyang, nonostante le sanzioni Onu, continua a minacciare i «nemici»

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