Il piano anti frane di Cortina, sirene per lanciare l’allerta
Unità dei vigili del fuoco in zone strategiche usate come sentinelle. L’ipotesi dell’uso dei droni
Saranno le sirene dei vigili del fuoco ad allertare la popolazione della zona di Cortina d’Ampezzo interessata dalla frana di sabato scorso per un eventuale nuovo pericolo imminente. È lo stesso sindaco della cittadina Gianpietro Ghedina a spiegare quanto è stato predisposto per garantire la sicurezza degli abitanti della frazione invasa da fango e sassi.
«Nei tre punti più critici lungo la frana, e cioè a Rio Gere, Lago Scin e tra le case di Alverà, ci saranno gli uomini dei vigili del fuoco e della protezione civile a sorvegliare a vista la frana 24 ore su 24. Qualora dovesse verificarsi un movimento di materiale in seguito alla pioggia o a qualche altro motivo, verrebbero via radio informate immediatamente le unità operative dei vigili del fuoco, che decideranno se mettere in funzione le sirene dei loro mezzi, posizionati nella zona, per allertare la popolazione».
Gli abitanti ovviamente sono stati informati e qualora suonassero le sirene, sono stati invitati a salire ai piani alti delle loro case o comunque a mettersi in situazioni di sicurezza. Questa mattina si riunirà il Centro operativo comunale, nel quale sono rappresentati tutti gli enti e le forze impegnate nei soccorsi, per fotografare la situazione e prendere le decisioni per i prossimi giorni. È anche probabile che domani, visto che ora è tornato il bel tempo e gli interventi messi in atto procedono velocemente, possano rientrare nelle loro abitazioni le persone evacuate, una cinquantina, fatta eccezione per due famiglie e due attività commerciali.
In un primo momento era stata avanzata anche l’ipotesi di far saltare con l’esplosivo gli enormi macigni trasportati dalla frana, che ostruiscono il greto del torrente Bigontina. Visto che l’operazione sarebbe stata assai complessa, soprattutto per garantire la sicurezza delle abitazioni, si è intervenuti con due macchine martellatrici, che sgretolano i blocchi di dolomia, ottenendo degli ottimi risultati. Intanto il geologo dell’Università di Padova Antonio Galgaro propone di pianificare voli periodici di droni per verificare in automatico, con un sistema fotografico tridimensionale, lo stato di pericolosità dei canali di colata detritica sulla base della presenza e quantità di materiale mobilizzabile. Ciò consentirebbe di effettuare attività di manutenzione e pulizia mirate del canali più critici, che sono ben noti.