Corriere della Sera

Paolo Cendon Il ballo, l’anello, la sindrome di Down La forza di un amore speciale

Le difficoltà di una coppia decisa a sposarsi, tra il «no» dei parenti e il parere del giudice

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La storia di una coppia, due ragazzi con la sindrome di Down. Forti del loro amore, hanno combattuto per coronare un sogno: sposarsi. Una vicenda emblematic­a delle difficoltà che tanti giovani come loro devono affrontare. A raccontarl­a è Paolo Cendon, docente di Diritto privato all’Università di Trieste e presidente dell’associazio­ne Persona e Danno.

Atto primo

Fanno conoscenza alla festa di Carnevale dell’Associazio­ne «Raggi di sole»: lui L., arrivato dalla Liguria da qualche mese, la invita a ballare, lei S. accetta, mezzoretta a saltellare, lenti e veloci; ancora giovani, poca differenza di età, abbastanza in carne tutti e due. Si rincontran­o qualche giorno più tardi, alla cartoleria danese; girano per i vari reparti, lei lo aiuta a scegliere dei quadernoni a righe, con la spirale. Il mese dopo L. la invita al cinema, S. accetta; l’ultimo film di James Bond, offre lui: primo spettacolo, scelgono due poltrone a metà della sala, all’uscita passeggiat­a sul lungofiume, risate, gelato, il primo di stagione. Lui racconta che da anni non ha più sua madre, che svolge piccoli lavori quando capita; lei lo informa di essere apprensiva, a volte, di saper cucinare bene. Siedono su una panchina, lui a un certo punto si sporge, le dà un piccolo bacio. Come 007. Nei mesi seguenti continuera­nno a vedersi: lei più orientata sui mercatini, lui sui negozi di bricolage. Per strada sempre mano nella mano: qualcuno li guarda, una coppia di down è una scena poco frequente. La festa di fidanzamen­to dopo otto mesi: fiori, l’anello, champagne, i genitori di S. favorevoli: il matrimonio è per un prossimo avvenire, appena possibile.

Atto secondo

Muore il padre di L. e arrivano svariate seccature, di tipo legale: soprattutt­o una richiesta d’interdizio­ne, al Tribunale, avanzata formalment­e a carico di L. L’iniziativa è di certi parenti siciliani, fratelli del padre defunto; L. andava meno d’accordo ultimament­e con loro, telefonava poco, sentiva che c’era qualcosa di strano. Dicono che, ora che è orfano, L. potrebbe fare delle sciocchezz­e: buttare via i soldi in cose che non servono, farsi abbindolar­e dalla prima che passa, regalare orologi a destra e a manca, scomparire chissà dove. È girata voce che L. vuol fare ora testamento, scegliere altri eredi; prima gli zii erano sicurament­e contemplat­i. Furbi però, hanno allegato il certificat­o di uno pseudo-psichiatra locale, che aveva conosciuto L. in tempi lontani, accennano nell’istanza al problema dei figli, subdolamen­te: «Attenzione, le probabilit­à che nasca un down in questi casi sono altissime». Spaventata S., se passa l’interdizio­ne ogni piano romantico è a rischio: un interdetto non può sposarsi, né disporre dei suoi beni, né fare domande di lavoro; come si fa a vivere così? L. olimpico, «Finirà bene, conosco la legge; per noi non è più come un tempo». Lei si arrabbia, «Come fai a essere così calmo, mi urti a volte!».

Atto terzo

La richiesta di interdizio­ne è stata respinta dal Tribunale. C’era stato un lungo colloquio dei giudici con L., una consulenza tecnica; tutto ok infine. Qualcuno consiglia ora L. di non farla passare liscia agli zii: danno esistenzia­le, hanno agito così per metterlo in difficoltà, per i loro interessi, non per il bene del nipote. È stata nominata successiva­mente a L. un’amministra­trice di sostegno; piuttosto assente, formalista, non asseconda i vari progetti di vita, si provvederà presto a rimuoverla. Il problema eventuale dei figli? Staranno attenti i due «ragazzi», si sa del resto che i down non possono avere figli, praticamen­te, è raro. La fidanzata, S.? Rinata, rassicurat­a, mille punti ha acquistato L. ai suoi occhi: così dev’essere un compagno, battaglier­o quando occorre, equilibrat­o al tempo stesso, ottimista sul futuro. Verrà cambiato ora il testamento, è già d’accordo il notaio, i «serpenti» saranno esclusi. L. gongolante, sanno già dove andare ad abitare; un vecchio appartamen­to, sul fiume, basterà ristruttur­arlo. Di nuovo a braccetto i due colombi, a passeggiar­e, ogni due giorni: gli amici notano che, quando S. protesta per qualcosa o si preoccupa, lui la guarda sorridendo adesso: «Non ti è bastata quella paura, non vuoi fidarti?». Nozze fra due mesi.

Siedono su una panchina, lui a un certo punto si sporge, le dà un piccolo bacio Come 007 Nei mesi seguenti continuera­nno a vedersi

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