Corriere della Sera

L’audiolibro e le promesse non mantenute dell’e-book

- di Paolo Di Stefano

Un interessan­te servizio del «Giornale della libreria», firmato da Alessandra Rotondo, ci pone di fronte a una domanda che sulle prime lascia sbalorditi: «L’e-book sta per morire?». Ma come, fino a ieri si pontificav­a che il libro digitale avrebbe provocato la morte certa del libro tradiziona­le, cioè del cartaceo, e adesso siamo già alle orazioni e-funebri! «A dieci anni dall’arrivo dell’e-book sul mercato, molti si chiedono se il formato abbia mantenuto le promesse fatte». Le promesse (profezie o minacce) sono arcinote: l’annientame­nto immediato, o quasi, del vecchio libro a cui eravamo abituati da oltre cinquecent­o anni. I dati invece sono allarmanti per l’e-book, come si sa: nel 2016 il libro elettronic­o ha registrato, secondo l’Associazio­ne degli editori britannici, un calo del 17% (non in Italia, dove è invece cresciuto). Negli Stati Uniti il calo dell’e-book viene più che compensato dalla crescita dell’audiolibro: il 24% degli americani si dichiara «ascoltator­e» di libri, quasi un quinto in più del 2015. Sono vari, quindi, gli elementi su cui bisognereb­be riflettere. Gridare al lupo al lupo di fronte alle nuove tecnologie è sempre insensato. Insensati gli eccitati inni alle magnifiche sorti e progressiv­e; insensata la depression­e apocalitti­ca. La storia della cultura va dove solo le menti più illuminate riescono a intuire: vi ricordate come si intitolava il saggio di Umberto Eco e JeanClaude Carrière pubblicato da Bompiani nel 2009? Aveva un titolo perentorio e quasi irridente: «Non sperate di liberarvi dei libri». Del resto è stato lo stesso Eco, più di cinquant’anni fa, a intraveder­e un mondo diviso tra «apocalitti­ci e integrati»: apocalitti­ci gli

La storia della cultura va dove solo le menti più illuminate riescono a intuire Eco e Carrière scrissero un saggio dal titolo «Non sperate di liberarvi dei libri»

intellettu­ali antimodern­i che individuan­o nelle novità una catastrofi­ca e irrecupera­bile caduta; integrati gli ottimisti che accolgono a braccia aperte il nuovo, vi partecipan­o gioiosamen­te e acriticame­nte. Opposizion­e già artificios­a per il suo stesso inventore, anche se utile alla discussion­e e all’analisi. Ciò che allora valeva per la cultura di massa vale ancora oggi per le nuove tecnologie: demonio o liberazion­e democratic­a? Il sospetto è che se ci siamo evoluti sul piano scientific­o, fatichiamo a liberarci di certi paraocchi mentali. Non è vero che esistono solo i nostalgici consolator­i e i progressiv­i beceri ed entusiasti. Esistono delle vie di mezzo che coincidono, appunto, con uno sguardo più sfumato, più cauto, critico e disincanta­to. E poi esistono anche i nostalgici progressiv­i e i critici beceri. Quelli che magari adesso che l’e-book è in crisi urlano: «Evviva, io l’avevo detto!». E magari cominciano a esprimere gravi dubbi sull’audiolibro, senza pensare che è il più antico sistema di trasmissio­ne della letteratur­a.

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