Tesla, un prestito da 1,5 miliardi per ricaricare le batterie
(f. ch.) Al lavoro, ci sono i big della finanza mondiale: da Goldman Sachs a Morgan Stanley, da Barclays a Bank of America Merrill Lynch, da Citigroup a Deutsche Bank e la Royal Bank of Canada. Obiettivo: raccogliere un miliardi e mezzo di dollari in prestito. Dopo aver raccolto mezzo milione di ordini per la nuova Model 3 (e dopo aver quasi «spaventato» gli investitori parlando di «manufacturing hell», cioè inferno della produzione, cosa che aveva fatto crollare le azioni del 3,5% in Borsa) , Tesla si organizza. La casa americana delle auto elettriche venderà obbligazioni non assicurate senior con scadenza nel 2025 (tasso di interesse e prezzo di rimborso non sono ancora stati resi noti) per raccogliere i fondi necessari per «rafforzare ulteriormente il bilancio in questo periodo di rapido ridimensionamento» — si legge in una nota — e per coprire i costi collegati alla nuova berlina venduta a un prezzo tra i 35 e i 44mila dollari e che, con 500mila modelli, frutterà circa 20 miliardi di dollari. A inizio anno Tesla ha raccolto un miliardo di dollari tra debito e azioni. La società ha archiviato l’ultimo trimestre con ricavi più che raddoppiati a 2,79 miliardi, ma una perdita di 336,4 milioni, peggiore di quella da 293,2 milioni dello stesso periodo del 2016. La liquidità è scesa da 4 a 3 miliardi di dollari, di cui 2 miliardi saranno spesi nella seconda metà dell’anno. Dopo la pubblicazione dei conti trimestrali la scorsa settimana, il fondatore e Ceo Elon Musk (foto), ha detto che i costi dovrebbero rimanere sostenuti per la restante parte dell’anno.