Veneto
da un tale cardinale che si potevano attendere grandi cose per la Chiesa nel dilagare della Riforma protestante, benché suoi amici fossero Reginald Pole e Jacopo Sadoleto, esponenti dell’ala moderata e riformista di quella Chiesa, coi quali solidarizzava. Ma dal letterato si ebbe anche più di quanto egli stesso forse sperasse.
Fu lui, dopo aver prescritto un umanesimo latino e ciceroniano, a esaltare l’italiano come lingua di pari dignità della latina, a fornirne le ragioni storiche e strutturali giustificative, a trattare del rapporto tra contenuto e forma, a stabilire i criteri di valutazione della forma, a fissare nel toscano la forma più propria dell’italiano e nei grandi scrittori toscani (Dante Alighieri e Francesco Petrarca) il modello da seguire e imitare. Con ciò egli risolveva definitivamente la questione dell’uso del latino per gli scrittori italiani, e fissava quei criteri dell’italianità linguistica che, almeno in parte, hanno resistito fino al XX secolo. Né basta.
La sua indicazione del Petrarca come modello poetico fu una prescrizione che condizionò a lungo la poesia italiana ed europea, e nel petrarchismo trovò una di quelle lingue comuni continuamente elaborate nel corso della storia d’Europa: la lingua di una civiltà non solo letteraria. Già, però, ai suoi tempi fu colto il limite di un’estetica in cui la forma, sia pure altissima e geniale, assumeva un valore assoluto; di una dottrina in cui la lingua obbediva al modello di un passato, sia pur splendido, anziché alle urgenze del presente; di una cultura la cui innegabile tensione umana e morale (pur in una vita mossa e varia come quella del Bembo) si risolveva, ma anche si esauriva nel suo slancio e genio estetico e nelle brillanti eleganze delle forme.
Già alla fine dello stesso Cinquecento il filosofo francese Michel de Montaigne pronunciava un drastico Laissons là Bembo, e così di lì a poco si fece in Italia. Proprio per ciò la vita del Bembo non è, però, solo la singolare biografia di una personalità fuori del comune. È anche una parabola, intensamente vissuta, del Rinascimento italiano e dell’Italia del Rinascimento, dell’incomparabile patrimonio e dei formidabili problemi che se ne sono ereditati. Una ragione di più per coltivarne le memorie e continuarne lo studio.
Gli amori Con lui Lucrezia Borgia scambiò molte lettere: in una di esse gli inviò una ciocca di capelli Il magistero Condizionò per lungo tempo la scrittura poetica con precise indicazioni stilistiche