«Orlando furioso», erotismo e sensualità nel dramma di Vivaldi
Titolo di punta del 43° Festival della Valle d’Itria, Orlando furioso di Vivaldi è un’opera che alterna pagine di squisita fattura, alta invenzione e autentica poesia a lunghi quarti d’ora di maniera. Trae alimento dal mutevole contrasto tra la rettitudine del protagonista e l’irrazionalità animalesca della maga Alcina, opposti così marcati che finiranno con l’attrarsi. Attorno a loro, ecco poi apparire le figure più note del poema ariostesco, da Angelica a Medoro, da Ruggiero a Bradamante, in una girandola di affetti tipica di quei decenni di primo Settecento in cui l’opera venne alla luce.
Erotismo e sensualità rappresentano il cuore del libretto di Grazio Braccioli e ciò la messinscena di Fabio Ceresa, giovane regista milanese, lo sottolinea senz’altro, così come l’astrazione barocca del contesto. I contrasti sono tuttavia limati fino a elidersi in un ermafroditismo — concettuale oltre che scenico (i costumi, la recitazione, la gestualità) — che taglia le gambe all’elemento carnale, così marcato nei drammi per musica di quell’epoca in area veneziana. La presenza di Diego Fasolis a capo dell’ensemble I Barocchisti garantisce però un’esecuzione musicale di livello, anche perché il «passo» è molto più morbido e fluido di quello del Fasolis un po’ rigido di anni fa. Il cast è accettabile ma niente più, anche perché Sonia Prima (Orlando) ha smarrito lo smalto e la naturalezza dei bei tempi e i giovani comprimari non sembrano attrezzati al meglio. Pur tuttavia, si distingue Loriana Castellano.
Applausi. Ma la vera sorpresa di Martina Franca 2017 è la graziosissima messinscena di Un giorno di regno di Verdi, curata da Stefania Bonfadelli. Eccezionale peraltro l’apporto di Sesto Quatrini, un giovane direttore bravissimo. Se ne sentirà riparlare di sicuro.