Corriere della Sera

L’estate di RaiSport, un’occasione persa per provare qualcosa di nuovo

- di Aldo Grasso

C’è qualcosa di più triste della «Domenica sportiva estate»? Sì, il cronista che la guarda, prende appunti e ne riferisce. L’eccessivo entusiasmo di Sabrina Gandolfi mette tristezza, come spacciare una frittatina di zucchine per un tortino. La presenza di Matteo Materazzi, fratello del più celebre Marco, mette tristezza, di quelle che non hanno un perché.

L’editoriale di Claudio Valeri (sempre lo stesso, fin dai tempi in cui appariva in video con la pipa) mette tristezza per il carico di moralismo che ripone in ogni frase. Parlava di Neymar, sottofondo un’allegra canzone di Édith Piaf («Non, rien de rien, non, je ne regrette rien…»), per paragonare, non ricordo più cosa, a una canzone del Festival di Sanremo e per chiudere con la citazione di Les feuilles mortes di Jacques Prévert.

Su Rai2, la «Domenica sportiva estate» (ore 23.21) veniva subito dopo i mondiali di Atletica di Londra e, ovviamente, apriva con un lungo servizio sui Mondiali, firmato da Luca Di Bella. Riassunto del riassunto. E non potevano mancare i servizi di Elisabetta Caporale, le cui interviste sono ormai materia di studio. Ma c’è tristezza e tristezza. Quella che qui veramente interessa è che RaiSport non è più al centro della scena mediatica, ma continua a comportars­i come se. Quando tutto andava bene perché c’era solo quella minestra, quando ci si accontenta­va, quando i criteri di assunzione non erano sempre legati alla profession­alità, quando i diritti dei vari sport costavano relativame­nte poco, quando non c’erano reti specializz­ate. In poche parole, quando non c’era la concorrenz­a.

Certo, è sciocco generalizz­are. Anche a RaiSport c’è chi sa fare il suo mestiere con quello che passa il convento. Ma l’estate non sarebbe l’occasione giusta per tentare qualche esperiment­o, per provare qualcosa di nuovo e di meno triste e malinconic­o?

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