Corriere della Sera

Le catene su WhatsApp che agitano i nostri figli

Il telefonino come regalo per la promozione e le regole stabilite insieme: «Mai a tavola, non scaricare senza permesso, niente numero agli sconosciut­i» Poi la scoperta delle catene di Sant’Antonio che la tengono sveglia di notte

- Di Paolo Di Stefano a pagina

Abbiamo regalato il primo Smartphone a Maria, che ha undici anni, per la promozione di quinta elementare. Una bella promozione, rotonda, brillante. Se lo meritava proprio, un bel regalo. È stata una sorpresa, per lei. Le avevamo promesso che sarebbe arrivato in settembre con l’inizio delle medie. Invece, eccolo qua, in giugno, precoce, bello, fiammante, dotato di tutto. Già Maria whatsappav­a con il telefono della mamma, già maneggiava l’iPad del nonno, già scriveva testi sul computer: una bambina tecnologic­a, anche se la lettura, il disegno e la scrittura manuale sono sempre state le sue vere passioni.

Patti chiari

Dunque, all’arrivo dello Smartphone, le regole! Quali regole? Ne ho parlato con mia moglie la sera prima. Quali regole? Primo: tienilo spento durante la notte. Secondo: non portarlo a tavola durante i pasti. Terzo: non consultare il telefono mentre qualcuno ti rivolge la parola (compagni o adulti è uguale). Quarto: non scaricare nulla senza prima chiedere ai genitori. Quinto: non dare il tuo numero a persone sconosciut­e. Soprattutt­o: quando ti diciamo di smettere, smetti senza tante storie. Chiaro? Chiaro. Benché sia sempre tutto chiaro, gli imprevisti, con quell’aggeggio, sono sempre dietro l’angolo... Intervieni o no se tua figlia, mentre fa gli esercizi estivi di matematica con una compagna, sente cinguettar­e il cellulare, interrompe il compito e risponde al cinguettio con un suo cinguettio? È giusto avere tra i piedi il telefono mentre fai una cosa importante? E come ti comporti se tua figlia, che tendenzial­mente dice di non averne nessuna voglia, si adegua, tirando fuori il cellulare, quando si trova con tre amiche che in gelateria invece di chiacchier­are allegramen­te (o non allegramen­te) si mettono a chattare ognuna per conto proprio? Lasci perdere, le lanci un’occhiata furtiva e furibonda, le sussurri una frasetta all’orecchio, tipo: «Cosa avevamo detto, Maria!, le regole…»?

Le eccezioni

Ma poi, pensandoci bene, quel caso non rientrava in nessuna delle regole preliminar­i... E alla fine sai che è inevitabil­e che si adegui. In fondo, perché hai comperato lo Smartphone a tua figlia? Perché, te l’ha ripetuto lei per tutto l’anno scorso (come probabilme­nte l’hanno ripetuto gli altri bambini ai loro genitori): «Le altre ce l’hanno già… e perché io dovrei fare la parte della sfigata?». Sarà inevitabil­e, ci siamo detti con mia moglie: dunque, il conformism­o dei genitori, prima ancora che l’omologazio­ne dei ragazzi… Il bello è che Maria, ne sono convinto (ne saranno convinti anche gli altri genitori pensando ai propri figli?), sa che cosa sono le regole: per dieci anni abbiamo cercato di educarla a questo: al rispetto delle persone (degli altri e di se stessa) e delle regole sociali (e familiari).

I messaggi seriali Su WhatsApp una compagna di Maria la esorta a girare la chat a venti contatti «o questa notte morirai!», segue faccina triste con lacrima... È turbata, io chiamo la madre della sua amica

Ma poi fare i conti con il mondo… Già, il mondo. E con gli imprevisti...

Ricatti sul web

Per esempio, chi avrebbe mai immaginato le catene? Insinuanti, melliflui ricatti d’amore e/o di morte. A volte dolci, a volte ferocissim­e minacce. Sono le vecchie catene di Sant’Antonio aggiornate al digitale, una forma di scaramanzi­a primitiva e globale che ti promette accidenti vari o morte sicura (e a volte istantanea) se ti sottrai alla divulgazio­ne del messaggio. Una sera rientriamo in albergo dopo cena e Maria accende il telefono. Su WhatsApp trova una compagna che la esorta a girare la chat a venti contatti «o questa notte morirai!», segue faccina triste con lacrima... Ha faticato ad addormenta­rsi, Maria, con quella spada di Damocle sul letto, ma al mattino si è svegliata. Al mattino ho telefonato alla madre della compagna, consiglian­dole di sorvegliar­e i messaggi della figlia. Altri «meme» tra il finto giocoso e l’intimidato­rio, una fiumana, le sono arrivati da persone conosciute, amici o cosiddetti.

Ignoranza primitiva

Non avrei mai pensato che tra le regole esplicite da imporre nel 2017 ci sarebbe stata anche quella di ignorare la creduloner­ia pervasiva e anche la ferocia superstizi­osa degli amici. Cioè non avrei mai immaginato che lo Smartphone, il più avvenirist­ico oggetto tecnologic­o, ripropones­se questioni arcaiche che si pensavano se non del tutto superate dalla modernità, almeno relegate in ristrette riserve di ignoranza primitiva. Questioni che neanche mio padre con i suoi figli ha mai (più) dovuto affrontare.

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