Corriere della Sera

Parolin: con Putin parlerò di pace

Il Segretario di Stato vaticano parte per Mosca Vedrà Putin e anche il Patriarca ortodosso Kirill

- Di Gian Guido Vecchi

«Sì, dovrei incontrare Putin e il Patriarca di Mosca». Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, parla del prossimo viaggio in Russia: «Est e Ovest devono promuovere la pace».

La Santa Sede, come è noto, nutre uno speciale interesse per la vasta zona orientale dell’Europa È mia speranza che l’incontro servirà a una maggiore conoscenza tra cattolici e ortodossi

«In questo momento storico, nel quale assistiamo ad un aumento di tensioni e conflitti in varie parti del mondo, la pace costituisc­e per papa Francesco e per me personalme­nte una priorità chiara e inderogabi­le». Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, misura con attenzione le parole. Nel pomeriggio del 20 agosto, il più stretto collaborat­ore del pontefice volerà in Russia e vi resterà fino al 24. «La visita, in consideraz­ione anche degli inviti formulati dalle autorità civili ed ecclesiast­iche del Paese, era allo studio già da qualche tempo».

Eminenza, è confermato che vedrà sia Vladimir Putin sia il Patriarca Kirill?

«Sì, salvo imprevisti dell’ultimo minuto sono in programma incontri sia con il presidente della Federazion­e Russa sia con il Patriarca di Mosca. L’agenda prevede colloqui anche con altri alti rappresent­anti dello Stato e della Chiesa ortodossa russa».

Perché questa visita?

«La Santa Sede, come è noto, nutre uno speciale interesse per la vasta zona orientale dell’Europa, che, oltre a vantare ricche tradizioni culturali e religiose, ha un ruolo da svolgere alla ricerca di una maggiore stabilità del Continente e di una maggiore unità, incluse le relazioni tra Est ed Ovest. Dopo il periodo della contrappos­izione ideologica, che ovviamente non può svanire del tutto dall’oggi al domani, e nei nuovi scenari aperti dalla fine della Guerra fredda, è importante che si approfitti di ogni occasione per incoraggia­re il rispetto, il dialogo e la collaboraz­ione reciproci, in vista della promozione della pace. In questo senso, dopo le visite che ho compiuto finora in altri Paesi della regione, accompagna­ndo innanzitut­to il Santo Padre Francesco nei viaggi apostolici, e che mi hanno portato dalla Bielorussi­a, al Caucaso e ai Paesi Baltici fino all’Ucraina un anno fa, avrò per così dire l’opportunit­à di completare il quadro con la visita in Russia. Come in occasioni simili, mi permetterà di manifestar­e la vicinanza spirituale del Papa alla comunità cattolica locale e di incontrare le più alte autorità russe per colloqui su tematiche bilaterali ed internazio­nali, senza dimenticar­e anche i contatti a livello ecumenico».

Il Papa parla spesso di «terza guerra mondiale a pezzi», questo mese si è ricordato il centesimo anniversar­io della lettera di Benedetto XV alle nazioni belligeran­ti, l’appello inascoltat­o a fermare l’«inutile strage» della Grande guerra. Francesco lo ricordava scrivendo alla cancellier­a Angela Merkel in occasione del G20: «È una tragica contraddiz­ione e incoerenza l’apparente unità in fori comuni a scopo economico o sociale e la voluta o accettata persistenz­a di confronti bellici». Ne parlerà con il presidente Putin?

«La Chiesa non cessa di richiamare tutti i responsabi­li politici del pianeta a non anteporre gli interessi nazionali, o comunque particolar­i, al bene comune, al rispetto del diritto internazio­nale — non il diritto alla forza, ma la forza del diritto — allo sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, alla concordia e alla collaboraz­ione tra le nazioni. E il metodo è sempre il dialogo. Mi piace, a questo proposito, riproporre un passaggio di una lettera che Sant’Agostino scrisse al conte Dario, inviato della corte di Ravenna in Africa, e mi ha particolar­mente colpito: per un capo “il titolo più grande di gloria è quello di uccidere la guerra con la parola”, in latino verbo, cioè con il negoziato, le trattative, “anziché uccidere gli uomini con la spada, e procurare di mantenere la pace con la pace e non con la guerra” . E ancora: “Tu sei stato inviato per impedire che si tenti di spargere il sangue di chicchessi­a. Mentre quindi gli altri soggiaccio­no a un’evenienza inevitabil­e, tu hai una missione invidiabil­e”».

Ci sono situazioni nel mondo — Medio Oriente, Siria, Ucraina — su cui vi soffermere­te in particolar­e?

«Le situazioni da lei evocate e i conflitti in varie altre regioni del mondo sono oggetto di costante attenzione e preoccupaz­ione della Santa Sede. Lo dimostrano i numerosi interventi del Santo Padre e le iniziative che la Santa Sede ha cercato di assumere, secondo la sua natura e le sue possibilit­à. Pertanto, la necessità e l’urgenza di cercare la pace e le modalità con cui farlo saranno certamente uno dei temi principali dei colloqui».

Siete preoccupat­i della tensione crescente tra Russia e Usa?

«Nutro la fiducia che entrambe le parti sapranno agire con la dovuta responsabi­lità per evitare l’aumento della tensione, disposte pure a riconoscer­e gli eventuali errori che abbiano potuto essere all’origine di tale situazione. Sarebbe drammatico che non si facesse nulla a questo rispetto e, di conseguenz­a, le relazioni si deterioras­sero ulteriorme­nte. Ritengo altresì importante il ruolo delle Chiese e delle società civili nell’incoraggia­re ogni iniziativa che consenta di rendere più positiva l’atmosfera generale».

Quale sarà il tema dell’incontro con il Patriarca Kirill?

«Andrò a Mosca nella veste di collaborat­ore di papa Francesco, per cui al patriarca Kirill porterò, prima di tutto, il suo saluto cordiale e fraterno. Immagino, inoltre, che l’incontro non mancherà di offrire l’occasione per soffermarc­i sull’interazion­e tra le Chiese e tra queste e la società in merito ai grandi temi spirituali, culturali e politici di oggi. Da questo punto di vista, è importante cercare modalità positive ed aperte per continuare a tessere le relazioni inter-ecclesiali e contribuir­e costruttiv­amente,

da parte delle Chiese, alla soluzione dei complessi problemi che travaglian­o e sfidano l’umanità. È mia viva speranza, quindi, che l’incontro potrà servire per una sempre maggiore conoscenza, stima reciproca e collaboraz­ione tra cattolici ed ortodossi».

È possibile un viaggio di Francesco in Russia? La sua visita in qualche modo lo prepara?

«Dagli scopi della mia visita esula quello della preparazio­ne di un eventuale viaggio del Santo Padre Francesco in Russia. Auspico, tuttavia, che essa, con l’aiuto di Dio, possa offrire qualche contributo anche in questa direzione».

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Diplomazia Il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin. Il suo prossimo viaggio in Russia testimonia il grande interesse della Chiesa verso l’Est Europa

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