«C’erano rischi sociali»
Il ministro dell’Interno Marco Minniti: se non avessimo governato i flussi ci sarebbe stata una rottura nel Paese. Sulle tensioni nel governo: «Con Delrio non c’è divisione».
«Oggi il ministro dell’Interno è di ottimo umore e non vuole alimentare alcuna polemica con i colleghi di governo, anzi è pronto al confronto con chi avesse opinioni diverse...», è la linea veicolata dal Viminale dove Marco Minniti ha trascorso molte ore al suo tavolo di lavoro prima di trasferirsi in Toscana, a Certaldo, per essere intervistato alla Festa dell’Unità da Jacopo Storni del Corriere Fiorentino: «Non vedo differenze di vedute tra me e il ministro Delrio...», ha poi detto il ministro parlando in pubblico ospite del renzianissimo segretario toscano del Pd, Dario Parrini.
Essere di «ottimo umore» — per il ministro del Pd che lunedì, dopo aver sbattuto il pugno sul tavolo, ha incassato l’apprezzamento del Quirinale e di Palazzo Chigi per la complicata partita che lui, con il ministro Graziano Delrio e l’intero governo guidato da Paolo Gentiloni, sta conducendo sul fronte dell’immigrazione — vuol dire aver chiarito con i massimi livelli istituzionali un punto fondamentale: grazie ai provvedimenti messi a punto dal Viminale, per altro frutto di una visione assai complessa delle politiche migratorie, «si inizia a vedere finalmente una inversione di tendenza». In altre parole, fuori dal Palazzo «si comincia a percepire l’idea che il fenomeno dei flussi può essere governato. Si comincia a vedere la luce in fondo».
Solo il 29 giugno c’erano 13 mila immigrati su 27 navi in arrivo nei porti italiani: «Quel giorno — ricorda Minniti — ho interrotto il mio viaggio negli Usa. Sono tornato indietro, non era mai accaduto prima. È chiaro qual è il punto? Ci sarebbe stata una rottura nel Paese». E ora dopo 40 giorni, grazie alla svolta di Tallin e al varo del Codice di comportamento per le Ong, il Viminale sottolinea come termine di paragone che «il caso che fa discutere» è quello del trasbordo di 130 migranti da una nave di Médecins sans frontières (che non intende firmare il Codice) su una unità della nostra Guardia costiera che in via gerarchica risponde al ministro delle Infrastrutture. Sul punto, Minniti non intende alimentare polemiche sulle quali hanno soffiato destre e grillini: «Il trasferimento c’è stato, è un fatto». Non una parola di più perché «in Libia sono molto informati e leggono tutto sulle vicende italiane». Minniti non si illude che la calma nel Mediterraneo duri. Però — con un meno 3,4% di sbarchi nei primi 7 mesi del 2017 — il ministro ha confidato che il perdurare dei «flussi massicci di giugno» avrebbe determinato «un problema di tenuta sociale nel Paese con migliaia di persone accompagnate dalle forze di polizia».
«Certo, anche io mi pongo come priorità il salvataggio delle vite in mare», continua a ripetere Minniti a chi contrappone la linea pragmatica e rigorista del Viminale all'approccio più umanitario appoggiato da Delrio e dal viceministro degli Esteri Mario Giro: «Però il codice di comportamento per le Ong è un atto di garanzia per le stesse organizzazioni umanitarie al fine di evitare strumentalizzazioni», è la spiegazione del ministro. E non è un caso che al Viminale sia stata annunciata la firma del Codice da parte degli spagnoli di Proactiva così come l’arrivo a Roma dei francesi di Sos Mediteranee. Delle 8 Ong in mare, 4 hanno firmato e una quinta si appresta a farlo. Ma il perno del sistema è inevitabilmente in Libia: «è molto importante che la Guardia costiera libica abbia iniziato a dare segnali concreti: controllando le sue acque territoriali, soccorrendo i barconi e riportando a terra i migranti». Il tema diritti umani non è ignorato al Viminale che segue con attenzione il ritorno in Libia dell’Unhcr e dell’Oim.
Di questa «strategia complessa», Minniti ne ha anche parlato la settimana scorsa con Matteo Renzi ricevuto a colazione al Viminale. «Qual è la differenza tra la sinistra ei populisti?», ha poi spiegato ieri sera al popolo del Pd di Certaldo: «La sinistra aiuta chi ha paura a superarla. I populisti vogliono che la paura continui. Affrontare il tema della paura è il compito moderno della sinistra. Io non mi sento in contrasto con gli ideali della sinistra. Mi sento ancora più impegnato anche se è cambiata drammaticamente al storia».
La paura La sinistra aiuta chi ha paura a superarla. I populisti vogliono che continui. Affrontare la paura è il compito moderno della sinistra
Le priorità Anche per me la priorità è il salvataggio delle vite in mare. Ma gli arrivi massicci avrebbero determinato problemi di tenuta sociale
La Libia È molto importante che la Guardia costiera libica abbia iniziato a dare segnali concreti: controllando le sue acque e soccorrendo i barconi Il fenomeno Per il Viminale ora si vede «un’inversione di tendenza, il fenomeno può essere governato»