Corriere della Sera

Ong spaccate: firma Proactiva I sì al Viminale a quota 4 (su 8)

- Marta Serafini

uattro sì e quattro no. Si spacca ulteriorme­nte il fronte delle Ong sul codice di condotta voluto dal ministro degli Interni Marco Minniti. Ieri mattina a Roma hanno firmato anche gli spagnoli di Proactiva Open Arms che si sono andati ad aggiungere a Moas, Save the Children e Sea-Eye. «È stato un incontro veloce e senza problemi. Siamo arrivati a Roma in mattinata e alle 12 eravamo già sull’aereo di ritorno», racconta il direttore della ong Riccardo Gatti. Nel pomeriggio di ieri però la tensione è tornata a salire quando una delle due navi di Proactiva, la Golfo Azzurro, con a bordo tre migranti libici, non si è vista accordare il permesso di ingresso nelle acque territoria­li italiane, al largo di Pozzallo. «Abbiamo consultato i nostri legali per capire come mai. Le operazioni di soccorso dei tre migranti erano state condotte sotto il coordiname­nto dell’Mrcc (il centro di comando della Guardia costiera italiana) a 100 miglia dalle coste libiche e poi non ci è stato più fatto sapere nulla. Evidenteme­nte ci troviamo al posto sbagliato nel momento sbagliato, mentre è in atto un braccio di ferro politico», sottolinea Gatti. Che aggiunge: «Sta diventando un’odissea. Prima di Pozzallo, la Golfo Azzurro aveva chiesto di attraccare a Malta ma anche lì il permesso è stato negato: stanno facendo problemi di ogni tipo anche solo per far sbarcare gli equipaggi. Lo stesso è successo a Lampedusa».

Nei giorni scorsi non è andata meglio all’altra nave di Proactiva, la Open Arms, il cui equipaggio domenica mattina si è visto sparare addosso dai libici. «Eravamo a 12,8 miglia al largo dalla Libia in acque internazio­nali. Abbiamo ricevuto un messaggio radio da una motovedett­a libica, un messaggio molto aggressivo nel quale ci accusavano di essere collusi con i trafficant­i e minacciava­no di spararci. Poi hanno iniziato a fischiare le pallottole e ci siamo dovuti allontanar­e», racconta chi era a bordo. E mentre la guardia costiera libica conferma l’episodio, sempre chi era sul ponte della Open Arms spiega che il tono usato dai libici non era molto diverso da quello degli estremisti di destra di Defend Europe, anche loro in mare con la C-Star per ostacolare i soccorsi. «Ci siamo spaventati a morte. Fino ad oggi abbiamo salvato più di 18 mila vite umane. Ma è chiaro come tutti quanti stiano cercando di rendere il nostro lavoro sempre più difficile».

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