Corriere della Sera

Damiano: bisogna rallentare l’innalzamen­to a 67 anni La scadenza? Oltre il 2019

- di Lorenzo Salvia

«Non si può ridurre tutto a un semplice calcolo geometrico. Dietro quei numeri c’è la vita delle persone. Ed è alla vita delle persone che la politica deve guardare». Alla Camera Cesare Damiano (Pd) è il presidente della commission­e Lavoro, materia per la quale è stato anche ministro nel secondo governo Prodi. Assieme a un altro ex ministro del Lavoro — Maurizio Sacconi, governo Berlusconi — si è schierato contro il meccanismo che nel 2019 porterebbe l’età della pensione a 67 anni, cinque mesi in più rispetto ad ora.

La Ragioneria generale dello Stato dice che, se rallentiam­o l’aumento dell’età pensionabi­le, mettiamo a rischio la sostenibil­ità dei conti pubblici, con il pericolo di dover tagliare gli assegni. Cosa risponde?

«Mi sembra un intervento a gambina tesa, un altro tentativo per fermare il dibattito sulla revisione di un meccanismo che non è più giustifica­to. Comunque sempre meglio del precedente intervento, quello era a gambona tesa».

E quale sarebbe?

«Il presidente dell’Istat, Tito Boeri, aveva detto che cancel«Dipende lare l’adeguament­o dell’età pensionabi­le alla speranza di vita costerebbe 141 miliardi di euro. Peccato che siano numeri campati in aria».

Campati in aria? Ma come fa a dirlo?

«Lo dico e lo ripeto. Perché nessuno ha mai chiesto di cancellare del tutto quel meccanismo. Io e il collega Sacconi abbiamo solo chiesto di studiarne uno nuovo che rallenti l’aumento dell’età della pensione. Già oggi, in questo campo, l’Italia ha il record mondiale. Non esageriamo».

D’accordo. Ma dei costi ci sarebbero comunque. Le stime dicono che rinviare di dodici mesi l’aumento a 67 anni, costerebbe almeno 1,2 miliardi di euro l’anno. Non poco.

dal tipo di confronto che facciamo. L’ultimo Documento di economia e finanza del governo ha certificat­o che con le ultime riforme delle pensioni, tra il 2004 e il 2050 lo Stato risparmier­à a regime 900 miliardi di euro. Sa quanto vale, rispetto a questa montagna, quel costo aggiuntivo?»

Un attimo, sarebbe ....

«Lo 0,13%. Nulla. E noi vogliamo fare tutto questo bailamme per lo 0,13%?».

Presidente, aspetti. Qui stiamo confrontan­do risparmi futuri e possibili con costi immediati e certi. C’è una bella differenza.

«No, qui si sta sollevando un polverone preventivo per sbarrare la strada a un intervento di semplice buon senso».

Buon senso o campagna elettorale? La Ragioneria dello Stato dice che riconsegna­re l’adeguament­o dell’età pensionabi­le alla «discrezion­alità politica» porterebbe a un «peggiorame­nto del rischio Paese». Ci sarebbero problemi, con Bruxelles e non solo.

«E ce ne faremo una ragione. Anche perché il tono apocalitti­co della Ragioneria dello Stato è contraddet­to da un altro passaggio dello stesso documento».

Quale?

«In ogni caso l’età della pensione salirà a 67 a partire dal 2021. E questo per una clausola di salvaguard­ia richiesta dalla commission­e europea e dalla Banca centrale europea. Rallentere­mmo di due anni. A me andrebbe benissimo».

Per farlo bisogna comunque trovare delle risorse aggiuntive nella prossima legge di Bilancio. I soldi sono quelli che sono. Per fermare l’aumento dell’età pensionabi­le non si rischia di smontare un’altra misura allo studio, e cioè il taglio delle tasse sul lavoro per i giovani? Insomma, il lavoro o le pensioni? I giovani o gli anziani?

«Il lavoro e le pensioni. Il taglio delle tasse sul lavoro in modo struttural­e e non con i bonus temporanei del Jobs act è fondamenta­le. Ma è fondamenta­le anche la revisione di quel meccanismo infernale che spinge l’asticella della pensione sempre più in alto. Così come l’ampliament­o della platea per l’Ape social, l’anticipo pensionist­ico per le categorie sociali deboli, come i disoccupat­i o le persone con un familiare disabile a carico».

Insisto, ma se alla fine fosse costretto a scegliere, quale verrebbe prima?

«Tutte e due, ripeto. Anche perché non sono in contrasto ma collegate fra loro. Se noi teniamo al lavoro persone sempre più anziane non ci saranno mai incentivi efficaci per assumere giovani».

Si sta sollevando un polverone preventivo contro un intervento di buon senso

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Chi è Cesare Damiano, presidente commission­e Lavoro della Camera

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