Corriere della Sera

La sana invidia per le tradizioni dei pompieri in Alto Adige

- Di Gian Antonio Stella

Alto Adige: un vigile del fuoco volontario ogni 39 cittadini. Come se gli italiani disposti anche a rischiare la pelle contro gli incendi fossero un milione e mezzo. Tolti i vecchi, i bambini, i disabili, le persone pronte a precipitar­si in caso di bisogno sarebbero anzi perfino di più. Una ogni 25. Distribuit­e su 306 località. Il che significa una media di quasi tre caserme, casermette o punti di raccolta per ognuno dei 116 comuni. Totale dei Vigili del Fuoco del Corpo Permanente: solo 142. Uno ogni 3.361 abitanti. Contro una media nazionale molto meno virtuosa: uno ogni duemila circa. Merito di una tradizione secolare, tramandata come un dovere di padre in figlio. Fatto sta che, spiega il Capo Ispettore Antincendi Hansjörg Elsler, «in tutte le zone abitate, al massimo entro 5-10 minuti dalla chiamata di allarme, si mette in atto un primo intervento». In cambio di quanti soldi? Zero. I volontari «svolgono il loro servizio (interventi, esercitazi­oni, formazione, amministra­zione, procura di mezzi finanziari, ecc.) interament­e a titolo onorifico, vale a dire, nel tempo libero». Di più: le spese obbligate, come l’acquisto e la manutenzio­ne dei mezzi, sono per metà autofinanz­iate con manifestaz­ioni e donazioni. E una situazione simile, con 6.401 volontari (più 1.230 giovani «allievi») su 239 caserme e casermette, c’è anche in Trentino. Ripetiamo: si tratta di buone tradizioni secolari. Difficili da pretendere in contesti diversi. Ma fa un certo effetto confrontar­e questi numeri con un duro comunicato di Pompeo Mannone, segretario della Federazion­e Nazionale Sicurezza della Cisl. Il quale, dopo avere preso le distanze (ci mancherebb­e…) dai «comportame­nti delinquenz­iali» di quei pompieri volontari di Ragusa beccati ad appiccare incendi, tuona: «Per

Incendi Un vigile del fuoco volontario ogni 39 cittadini. Totale dei vigili del Corpo permanente: 142, uno ogni 3.361 abitanti

poter garantire a tutti i cittadini il servizio dei profession­isti che da sempre si prodigano per la tutela e la messa in sicurezza dell’intera cittadinan­za, occorre raddoppiar­e l’organico e portarlo a circa 60.000 unità». Un pompiere stipendiat­o ogni mille abitanti. Più che il triplo rispetto alla percentual­e altoatesin­a. E i volontari, che oltre a dare una mano gratuitame­nte rappresent­ano rispetto ad altre regioni anche un esempio virtuoso che dovrebbe incoraggia­re i giovani a sentirsi parte di una comunità, una storia, un progetto? «Per lunghi anni abbiamo richiesto all’ Amministra­zione dell’Interno di non pagare le prestazion­i dei volontari», risponde Pompeo Mannone, «e quindi superare la norma di riferiment­o post bellica e pensiamo che le risorse utilizzate impropriam­ente per pagare i volontari possano essere utilizzate per assumere profession­isti, aumentando, così, la qualità del servizio da assicurare alla collettivi­tà…» Per carità, anche il sindacato avrà senz’altro delle ottime ragioni. Ma è lecito, a chi altoatesin­o non è, provare un pizzico di (sana) invidia?

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