Salvataggi, battaglia in Europa «Caso Venete, ora più vincoli»
König: maggiori restrizioni per gli Stati. Bruxelles: nessuna modifica
Non è rimasta senza strascichi in Europa la soluzione «all’italiana» trovata per Popolare di Vicenza e Veneto Banca, i due istituti che — dopo aver provato ad accedere alla «ricapitalizzazione precauzionale» — sono stati messi in liquidazione secondo la legge nazionale anziché secondo la direttiva Ue sul bail-in. Ieri si è fatta sentire la presidente del Single resolution board (Srb), l’unità di «risoluzione bancaria» europea, Elke König, sollecitando una stretta sulle norme Ue: «Dobbiamo assicurarci che non si mettano gli incentivi sbagliati nel sistema», ha dichiarato al Financial Times. La replica della Commissione Ue è stata netta: «Non abbiamo intenzione di cambiare le nostre regole», ha risposto il portavoce Mina Andreeva, «il settore ha bisogno di certezza legale» e la Ue intende «applicare le regole che abbiamo».
Quella sulle banche venete di giugno è stata una scelta legittima del governo italiano — che ha ceduto la parte sana dei due istituti a Intesa Sanpaolo con anche una dote di 5 miliardi — e realizzata in accordo con Bruxelles applicando la «comunicazione» Ue del 2013 che fissa le linee guida sugli aiuti di Stato. Per le banche introduce il principio del «burden sharing», cioè che vadano toccati azionisti e obbligazionisti subordinati (i più rischiosi) prima che lo Stato immetta capitali a sostegno. Il ricorso alla liquidazione secondo il diritto italiano ha applicato la comunicazione 2013» ma di fatto ha aggirato le norme Ue sul «bail in» che richiedono di intaccare anche bond senior e i correntisti fino a centomila euro per coprire le perdite, prima dell’aiuto di Stato. Una scelta criticata innanzitutto dalla Germania.
Il bail in è stato evitato grazie a un passaggio tecnico-giuridico: gli istituti sono stati dichiarati dallo Srb — l’ente guidato da König — come «non sistemici», cioè troppo piccoli per far scattare la normativa Ue. Solo che poi le due banche hanno comunque ottenuto «aiuti di Stato» con l’ok della Direzione Concorrenza Ue (Dg Competition) guidata da Margrethe Vestager come sostegno all’economia del Nord Est. Secondo fonti a conoscenza del dossier lo Srb, che ha ampia discrezionalità in materia, ha dato il via libera anche su pressione della Commissione.
Adesso König presenta il conto: «Penso che la Commissione sarebbe d’accordo sul fatto che a un certo punto le regole devono essere cambiate». Per Konig servono norme Ue «più stringenti» ma comunque con spazi agli Stati per fornire «aiuti alla liquidazione», per esempio anche con una moratoria per congelare i trasferimenti di denaro da una banca in difficoltà e con norme per aggredire più facilmente i bond senior.