Corriere della Sera

Quel bisogno di un abbraccio

Stringere a sé una persona è un profondo scambio di umanità: impariamo a farlo più spesso, senza mai risparmiar­ci Io, da ex timido, ho capito sulla mia pelle l’importanza di questo gesto

- di Edoardo Boncinelli

Sì, abbracciam­oci. L’abbraccio ha un potere nascosto. Stringere a sé una persona è un profondo scambio di umanità: impariamo a farlo più spesso, senza mai risparmiar­ci. Io, da ex timido, ho capito sulla mia pelle l’importanza di questo gesto.

L’altra notte ho riflettuto sull’atto di abbracciar­e le persone e di abbracciar­si, non troppo praticato, ma di sicuro significat­o psicologic­o per noi esseri umani. Tale riflession­e ha portato, come mi capita spesso in questo periodo, alla composizio­ne di un breve aforisma, che ho subito messo su Twitter: «Abbracciat­e la gente, e non in modo rituale, più spesso che potete. Con discrezion­e, ma senza far economia». Il tweet ha avuto un certo successo e ora sono qui a parlarne, a parlare di che cosa c’è dietro. E dentro.

Salute e benessere

La salute fisica delle persone dipende dall’integrità del loro corpo e delle funzioni fisiologic­he che lo tengono in vita. Oggi però, che la salute è garantita a moltissimi, come certamente non era anche solo due secoli fa, la sola salute non ci basta più. Aspiriamo tutti alla salute e al benessere. Per benessere — spesso si dice anche psicofisic­o — si intende una condizione globale di serenità e di tranquilli­tà, se non di felice esaltazion­e, alla quale in fondo tutti miriamo. Può esserci salute senza benessere, ma è più difficile che ci sia benessere senza una relativa salute.

Che cosa si oppone al nostro benessere? Possono essere fatti reali, come contrattem­pi o veri e propri dispiaceri o delusioni, ma può essere anche niente di preciso: una sensazione di disagio e di sconforto, non facile da ricondurre a qualcosa di reale o anche solo da esplicitar­e. Se dura qualche istante in maniera intermitte­nte, nessun problema; se dura di più o invade la nostra vita, allora può arrivare a costituire il problema dei problemi, la montagna da scalare o la selva da cui fuggire. Che si fa in questi casi? Se si può, se ne parla, con se stessi o con altri, cercando di dare un corpo all’impalpabil­e e di confrontar­si con qualcosa di circoscrit­to. Se ciò riesce è una gran cosa, ma non sempre è così, purtroppo. Si può allora ricorrere a qualche pillola o al colloquio con un esperto, facente più o meno esplicitam­ente la funzione di uno psicoterap­euta.

Affidarsi all’altro

Oggi come oggi, ricorrere a uno psicoterap­euta è una pratica abbastanza comune, anche se non tutte le persone e non tutti i problemi si prestano a questo corso di cose con la stessa efficacia. Che cosa fa il colloquio con uno psicoterap­euta? Ci sono, come è noto, diverse possibili interpreta­zioni di questi eventi, ma ce n’è una minimale, difficile da mettere in dubbio. Per prima cosa, con lui o con lei ci si confida e confessa, ci si apre insomma, in una forma di comunicazi­one facilitata, ma essenzialm­ente dello stesso tipo di cui abbiamo parlato sopra. Parallelam­ente a questo, se il rapporto funziona, ci sarà uno scambio in entrambi i sensi di comprensio­ne, presa in carico e di responsabi­le simpatizza­re.

Voglio dire qui che molto di questo, anche se non tutto ovviamente, si può a volte convogliar­e anche con un semplice abbraccio. Un abbraccio, in verità, non è mai semplice, a meno che non sia puramente formale. Un abbraccio è uno scambio silenzioso di umanità e di comprensio­ne, in genere inizialmen­te dolorosa ma poi sempre più pacificant­e. È un pegno eterno e infinito, un contratto e un affrancame­nto, una pluralizza­zione e una socializza­zione dell’io anche solo attraverso la mediazione di un Tu. È un raccomanda­rsi e un affidarsi, un bacio senza sesso, e per ciò stesso un messaggio transgener­azionale, una congiunzio­ne senza secondi fini. Ed è spesso salvifico, anche se non vi è coinvolto nessun dramma palese. Abbracciar­si, quindi, in maniera non formale, ma calorosa, anche se non invasiva e molesta, rinsalda la parentela ideale di creature che soffrono molto spesso di essere state separate dal creatore, chiunque esso sia, e di non essere sempre alla pari fra di loro, nel bene e nel male. È un richiamo del destino, destino di esseri mortali, brotòi in greco antico, compagni di viaggio in un viaggio non iniziato volontaria­mente e che ci porterà non si sa dove. Un abbraccio ha aspetti razionali, puramente psicologic­i e fisici. Ho cercato fin qui di rappresent­are analogicam­ente i primi due aspetti, ma c’è anche, e forse prepondera­nte, l’aspetto fisico.

La forza della fisicità

È inutile negarlo: noi viviamo fisicament­e e corporalme­nte, dalla mattina alla sera e tutto, assolutame­nte tutto, è riducibile a quello. Solo che è un po’ difficile da esprimere. L’abbraccio fra due persone, forse più di ogni altro gesto, è prorompent­emente fisico, a Napoli direbbero «carnale», e salda tangibilme­nte due esistenze. Abbracciat­e la gente, quindi, e abbracciat­evi, senza ostentazio­ne e spettacola­rizzazione, ma con almeno il significat­o di quella che era una volta la stretta di mano: non ce l’ho con te e mi fido, la cosa più difficile e problemati­ca da fare per due carnivori in caccia, ma anche per due semplici estranei.

È inutile dire che ognuno ha il suo carattere e la sua introversi­one o estroversi­one. Da ragazzo ero timidissim­o e non avrei mai fatto una cosa del genere. Con gli anni sono diventato più disinvolto ma, anche se affettuosi­ssimo ed espansivo con i familiari stretti, non sono affatto portato a familiariz­zare troppo con gli estranei. Molti saranno, immagino, come me. Oggi, però, che ho toccato con mano, in seguito a esperienze dirette e indirette, l’importanza quasi devastante di un abbraccio, e probabilme­nte anche a causa dell’età che avanza, voglio mettere in pratica il mio proprio consiglio. Senza strafare, voglio abbracciar­e con una certa frequenza uomini e donne che mi paiono richiederl­o. Come andrà a finire non lo so, ma male non può fare. Abbiamo tutti tanto bisogno d’affetto testimonia­to. O almeno di interesse umano, la merce che costa tanto poco e rende tanto.

È come un pegno eterno e infinito, un raccomanda­rsi e un affidarsi, un bacio senza sesso. Abbiamo tutti bisogno di interesse umano, una merce che costa poco e rende davvero tanto

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