Christophe Castaner, «la voce» di Macron che annuncia i tagli ai sussidi (e para le critiche)
DALLA NOSTRA INVIATA
La consegna del silenzio che Emmanuel Macron ha imposto ai suoi ministri dopo l’ultimo consiglio prima delle vacanze, non vale per lui, Christophe Castaner, 51 anni, portavoce del governo francese e Segretario di Stato, incaricato delle relazioni con il parlamento. È lui, deputato eletto nelle liste socialiste alle ultime amministrative, due anni fa, e passato l’anno scorso nel movimento di «En Marche!» appena fondato da Macron, l’uomo designato a comunicare al mondo, o perlomeno ai media, le decisioni e i passi del governo, facendo il possibile perché il messaggio arrivi all’elettorato indisponendolo il meno possibile. Ad esempio, quando si tratta di annunciare tagli al sussidio da 5 euro al mese per gli alloggi delle famiglie più disagiate. O di difendere il ridimensionamento del budget destinato alla Difesa che ha indotto il capo di Stato Maggiore, il generale de Villiers, a dimettersi sui due piedi. Nato a Tolone, cresciuto a Manosque, eletto a Forcalquier, Castaner è il politico venuto dal Sud che mal sopporta la sufficienza con cui gli ambienti intellettuali e le élite parigine soppesano l’«esercito» dei nuovi arrivati insediati da Macron all’Assemblée Nationale poco meno di due mesi fa. Eppure nessun compito deve sembrargli impossibile, se è vero quel che scrive Le Figaro, secondo cui un anno e mezzo fa Castaner era stato mandato al massacro dal partito socialista, che lo aveva candidato nella Portavoce inespugnabile regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, da sempre feudo del Fronte Nazionale. Proprio per evitare la vittoria del partito di estrema destra, Castaner, arrivato terzo al primo turno, decise di ritirarsi perché anche i suoi elettori si concentrassero sul candidato di centro destra, Christian Estrosi, in lizza con «Les Républicains». Per proteggere Castaner dalle rimostranze dei socialisti contrari alla sua scelta fu necessario attribuirgli una scorta, ma era chiaro che per lui non c’era più posto nel partito dell’ex presidente François Hollande. Macron, che lo aveva incontrato la prima volta proprio all’Eliseo, quando affiancava il suo predecessore come ministro dell’Economia, era pronto ad accoglierlo nei suoi ranghi, ma con una missione delicata: diventare «l’uomo che parla», come lo ha definito Le Monde, il portavoce. A suo rischio e pericolo.