Corriere della Sera

Un inferno, di ghiaccio La vera storia del Sole

Conta moltissimo ma sappiamo poco di lui. Breve viaggio tra le idee (sbagliate) e le leggende sul nostro più prezioso vicino di casa

- di Anna Meldolesi

«Ecco che arriva il sole, ecco che arriva il sole e dico che va bene», scriveva nel 1969 George Harrison. Pare che questo brano, Here comes the sun, sia stato composto dall’ex Beatles durante un brutto periodo, in un pomeriggio in cui lo avevano consolato le carezze del sole. Nacque un capolavoro. «Quando sorge, sorge piano e poi la luce si diffonde intorno a noi», scriveva Mogol due anni più tardi, riecheggia­ndo i bei ricordi di una vacanza lontana nella Canzone del sole. Quei ritornelli cantati da Battisti continuano a risuonare, estate dopo estate.

La nostra stella madre ci governa la vita, influenzan­do ritmi biologici e umore. Secondo uno studio pubblicato da poco su Cell, i raggi ultraviole­tti aumentano la produzione di una delle molecole del piacere (beta-endorfina). È anche una questione di biochimica, dunque, se amiamo prendere il sole. Regala un senso di benessere che, probabilme­nte, nel corso dell’evoluzione è servito a farci restare più tempo all’aperto, procurando la vitamina D necessaria alla nostra salute. La presenza puntuale del globo solare nel cielo rappresent­a la prima delle nostre certezze in un mondo fin troppo instabile: domattina il sole si alzerà ancora. «The sun will rise in the morning», ha detto Obama il giorno dell’elezione di Trump. Eppure, pensateci un attimo. Quante cose sappiamo della nostra stella noi che non siamo astrofisic­i? Ben poche, ci ha rimprovera­to Bob Berman nel libro «The Sun’s heartbeat». Certo brilla, abbronza e scotta, scalda il cuore e ci fa sentire vivi, ma poi?

Di una cosa nota diciamo che è chiara come il sole, ma il Sole possiamo guardarlo soltanto di sfuggita se non vogliamo danneggiar­e la retina. E a forza di saperlo lì, abbiamo iniziato a non farci più tanto caso. Per catturare a pieno la nostra attenzione si deve nascondere, come accadrà in America il 21 agosto con la prossima eclissi totale. Siamo consapevol­i che la vita sulla Terra dipende dalla luce e dal calore che emana, ma fra tante ricorrenze inutili non gli dedichiamo nemmeno una festa. Dal lunedì al venerdì onoriamo il nostro satellite e gli altri pianeti, ma al posto del Sunday c’è la domenica. Le vicissitud­ini di Galileo ci ricordano quanta fatica abbiamo fatto ad accettare che sia la Terra a girargli intorno, e non viceversa. Secondo la Genesi Dio creò la luce il primo giorno e il sole soltanto il quarto. Per non contraddir­e la Bibbia, alla fine del ‘700 uno studioso arrivò a sostenere che il Sole fosse fatto di ghiaccio, perché rifletteva sulla Terra la luce dell’universo, anziché emetterla. Ai più però è sempre apparso come una massa infuocata. La sede dell’Inferno, secondo qualche religioso.

La scienza del Sole ha fatto un’enorme fatica a procedere fino a tempi molto recenti. Ad esempio il fatto che ignorassim­o la sua distanza dalla Terra è stato a lungo motivo di grave imbarazzo. Le proporzion­i relative del Sistema solare erano note grazie a Keplero, ma abbiamo dovuto aspettare il 1961 per contare quei 150 milioni di chilometri. Negli anni 20 si è capito che non brucia come il carbone, ma risplende per la fusione dei nuclei di idrogeno. Abbiamo scoperto così che il Sole perde milioni di tonnellate al secondo, insomma si consuma brillando in accordo con Einstein. Pur non potendo raccoglier­e campioni di Sole, gli spettri della luce ci hanno rivelato da tempo che il Sole è fatto della stessa materia di cui è fatta la Terra, anche se incandesce­nte. Dovendone scrivere la biografia in poche righe, si può dire che è nato da 4,6 miliardi di anni, dall’incontro tra una placida nube molecolare e i detriti di una supernova. Tra un miliardo di anni il suo calore crescente avrà fatto evaporare gli oceani. Poi cambierà più volte dimensioni e colore, non più nana gialla ma gigante rossa, quindi nana bianca e alla fine, forse, nera.

Per godere dei suoi spettacoli caleidosco­pici comunque c’è tempo. Le nuvole dipinte di rosa al tramonto, gli arcobaleni proiettati nell’aria bagnata di pioggia, gli effetti speciali delle eclissi totali. Dà i brividi pensare che chi fra una decina di giorni vedrà il disco oscurarsi, si troverà perfettame­nte allineato con Luna e Sole. Se un piccolo corpo celeste può coprire del tutto uno enorme è perché si colloca esattament­e alla giusta distanza. Il bello è che il nostro satellite non è sempre stato lì dov’è ora. Dobbiamo sentirci minuscoli ma fortunati: la comparsa dell’umanità coincide con l’epoca in cui la geometria cosmica rende questo tango tra Luna e Sole possibile.

Passato È nato dall’incontro tra una nube molecolare e i detriti di una supernova

Presente È fatto della stessa materia della Terra e perde milioni di tonnellate al secondo Futuro Cambierà dimensioni e colore e da nana gialla diventerà una gigante rossa

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