Lo stilista disconnesso: questa è libertà
«Parlo una lingua che è la mia e che chiamo disconnessa: tutto quello che attraversa questo aggettivo mi incuriosisce». Si racconta così lo stilista Maurizio Pecoraro, palermitano classe 1961, rapito dalla moda già da bambino, quando muoveva i primi passi in una sartoria siciliana. E che negli anni si è costruito una carriera lavorando non solo per i più grandi: da Versace a Valentino, passando per Antonio Fusco e Les Copains. Ma anche attraverso le sue collezioni (il debutto sulle passerelle risale al 1998). «Andai in India — racconta — e cominciai a lavorare sui telai con 10 ricamatori. Il risultato furono 10 abiti gioiello che raccolsero un successo folle. Tutto quello che faccio dipende soltanto
dalla mia visione del momento. Nelle mie collezioni, la linea conduttrice è la libertà. Quello che mi annoia meno è vedere una donna che riesce a mettere insieme da sola le cose: senza rifarsi a look prestabiliti». Abiti, quelli di Pecoraro, che richiedono studi e ricerche. «Ciò che cattura l’attenzione è indossare cose inaspettate. Per questo lavoro facendo molta ricerca in giro per il mondo. Acquisto oggetti che spesso non hanno nessuna connessione con i vestiti, ma che rappresentano comunque le mie partenze». Ma anche i ritorni, come quello, ad esempio, alle sfilate, abbandonate per qualche anno dallo stilista. «Ritenevo che l’approccio con i miei vestiti fosse più significativo se vissuto con maggiore calma, rispetto alla velocità delle sfilate. Per questo negli ultimi anni ho cercato di raccontarmi a 360 gradi, cercando di trasmettere un lifestyle piuttosto che un’immagine di pochi secondi. Ero molto geloso del mio mondo, poi sono arrivato a un punto in cui non volevo farne più un mistero. Anche se le presentazioni non ti danno la visibilità delle sfilate, e questo è innegabile». Una visibilità che aiuta anche a farsi notare dalle piazze straniere. «Ho avuto tantissime soddisfazioni — dice Pecoraro — in paesi come il Giappone e la Corea, ma anche in Medio Oriente dove il mio nome è molto conosciuto e ho un grande seguito. Forse quello che piace è anche il fatto che io tendo a vestirlo, il corpo». Un etnico in grado di mescolarsi a diversi stili: dalle ispirazioni africane della collezione estiva 2017, fino ai tagli mascolini e cittadini di quella invernale. Il tutto ispirandosi ad artisti contemporanei come, per esempio, Jack Pierson e Faig Ahmed per le strisce di tappeti che ornano i cappotti di Pecoraro.