Basso impatto ambientale Il segreto del lino? «Chiedetelo ai giapponesi»
Alberto Peretto e il marchio simbolo di un trend «Nei finissaggi e nelle tinture siamo i più bravi»
Si può diventare imprenditori di moda perché ci si innamora di una fibra. È accaduto proprio ad Alberto Peretto, fondatore della griffe 120% Lino che produce e distribuisce con la sua Palladium Moda, azienda bolognese di cui è amministratore delegato. «È la fibra del futuro perché non necessita né di fertilizzanti né di defoglianti. È una coltura a basso impatto ambientale», racconta il manager 60enne in jeans e t-shirt, tutto rigorosamente in lino.
Un amore che va avanti da 30 anni quello di Peretto: «Erano gli inizi degli anni Novanta e il lino in circolazione era solo quello irlandese, con le giacche molto rigide; da lì è nata l’idea di reinventare questa fibra che è particolarmente bella perché quando la indossi diventa una cosa sola con il corpo. Ha una vestibilità molto generosa». Nel frattempo 120% Lino è diventato una collezione di pret-a-porter per donna, uomo, bambino e casa, che include
I più richiesti La camicia pittore, pieghettata sul davanti, lo chemisier aperto, il bianco, i toni del celeste
anche altre fibre nobili come il cashmere (riciclato) ed esporta l’85 per cento del suo fatturato (14 milioni di euro).
«Ci siamo fatti conoscere come un brand di nicchia: il nostro è considerato un prodotto colto — racconta l’imprenditore —. Particolarmente apprezzato dal consumatore giapponese, il più preparato, che ha una predilezione per il lino perché è una fibra naturale e sa ben considerare la nostra capacità di rivalutarla attraverso finissaggi e tinture per i quali siamo diventati i più bravi». La prova? «I nostri clienti da 20 anni continuano a comprarci. Nel mondo siamo presenti nei department store più noti: Harrods e Fenwick a Londra, Zum a Mosca e la Rinascente con corner dedicato nella sezione Contemporary perché la nostra camicia costa circa 130 euro». E capita che quello stile un po’ boho o neohippie che caratterizza il brand fin dagli esordi — i camicioni un po’ acciaccati, le bluse con i disegni batik, i caftani — siano diventati proprio la tendenza dell’estate, rilanciati dai festival della musica, come Coachella.
Due i monomarca a Milano, in zona Brera, quella dei pittori e dei creativi, e due a Miami. «Siamo sbarcati in Florida nel 2012 e oggi è tra i nostri principali mercati, con due monobrand e tre punti vendita nei mall: prossima apertura a novembre». La camicia in lino blu denim è venduta, come ogni capo, con la tipica etichetta bianca in lino che spiega come «il colore irregolare è dato dal trattamento, caratteristica che rende ogni capo unico», in italiano e inglese.
I capi più richiesti del 2017? «La camicia un po’ pittore espressionista, pieghettata sul davanti, lo chemisier aperto, il bianco e tutti i toni del celeste». La sorpresa? «A dispetto delle mode, continuano a imporsi i capi con cui la griffe viene identificata, i continuativi, che rivivono in collezione rinnovati nei colori e nei dettagli. Un’ulteriore prova che lo stile si è imposto sulle tendenze».
«La donna vale circa il 60 per cento del fatturato, ma le campagne vendite appena concluse hanno segnato un aumento significativo della collezione maschile. L’uomo è tornato ad apprezzare il lino Peso piuma «Anni di esperienza e ricerca hanno permesso di portare la leggerezza a 100 g al metro quadrato» per la sensazione unica che riesce a dare a chi lo indossa».
Del resto, proprio il lino è la vera novità della moda dell’estate 2018 vista in passerella e nelle fiere: rilanciato dalle aziende di tessuti anche misto alle lane per rinnovare le giacche e le camicie. Apprezzato dai designer per l’aspetto materico, un po’ grezzo, che toglie ogni rigidità al completo o al blazer maschile, rendendolo subito più giovane e divertente. «Perché sorprendersi? Il lino è vivo, confortevole e raffinato. Quando un tessuto ha tante qualità vince — continua Alberto Peretto —. È adatto anche per l’inverno perché è termoregolatore».
La fibra migliore nasce nelle Fiandre, in Belgio e Normandia. «Decenni di esperienza e di rapporti con le migliori filature italiane ci hanno permesso di portare la leggerezza del lino a 100 grammi al metro quadrato». Non è un po’ ambizioso il nome 120% Lino? «La nostra peculiarità è quella di trasformare il materiale grezzo selezionato in tessuti dai colori e dai trattamenti particolari. Un lavoro di ricerca e innovazione che facciamo anche sul cashmere, sempre con un occhio alla sostenibilità, perché la moda è il simbolo del suo tempo».