Pesce e scalate «giurassiche» nell’isola più aspra delle Eolie
Ottanta abitanti e i turisti fedeli. Con lo spirito dell’autosufficienza
d Alicudi il cuore schiudi». Canta così, sulla sua terrazza invasa dal chiarore luminescente di una luna sempre piena in questo rovente mese di agosto, Pino La Mancusa, il pittore-muratore cieco dell’isola più occidentale, geologicamente più giovane delle Isole Eolie, considerata la più aspra e inospitale di questo arcipelago del Mar Tirreno a due ore di aliscafo dalla Sicilia. É vero che non c’è un poliziotto, non c’è un prete - il medico, sì, la signora Concettina Castrovinci -, la posta arriva e parte soltanto il giovedì, i giornali bisogna chiederli in anticipo ai marinai di passaggio sulle navi provenienti ogni giorno da Stromboli e Lipari.
Al posto delle strade, ci sono le mulattiere del Ventennio, composte da migliaia di gradoni dette lenze (l’emerita casa editrice locale Arbatus li ha mappati copiando genialmente la subway di New York) che «scalano» questo cono vulcanico, immerso per 1,5 km nel fondo del mare color blu Yves Klein, ricoperto invece in superficie da infidi fichi d’India, dolci more, erica arborescente, Bellezza rude In alto, il porto di Alicudi all’alba e qui sopra un cartello di benvenuto in dialetto. A destra una delle mulattiere dette lenze e soprattutto squisiti capperi sino a raggiungere i 675 metri di altitudine di Montagnole (1625 gradini!).
Per vivere o venire anche in vacanza qui, la condizione primaria è essere innamorati. Innanzitutto di Alicudi, che si sveglia prestissimo, prima dell’alba, allorquando i suoi quattro pescatori, Silvio, Fabio, Alduccio e Dario - quest’ultimo, viso scuro come la pece, riccioli bagnati, è uguale uguale a Giancarlo Giannini nel film della Wertmüller «Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto» - allestiscono alla Piazzetta San Giuseppe il palcoscenico di saraghi e murene agitati come burattini. Alle sei e mezza, nel momento in cui la luce cardinalizia imporpora il porticciolo, escono allo scoperto gli amanti della fatica, come Elena Braiato, arrivata qui da Bolzano 18 anni fa, per amore delle mareggiate e della natura primordiale, che guida i trekker alla Chiesa di San Bartolo (754 gradini), al belvedere di Pianicello (1317), al borghetto della Tonna (380), sulle piane della Bazzina (406).
Quando, verso le nove del mattino, come odalische danzanti, Salina e Stromboli percarta dono i veli, imitate dalla vetta dell’Etna, ecco i bambini spiccare liberi i primi balzi dal pontile secondo un antico rito di iniziazione, mentre le granite di gelso e mandorla, insieme alle paste a forma di astronave, cominciano a rinfrescare la colazione al Bar L’Airone accanto all’arenile di Perciato.
Anche la spiaggia di Pizzo Fucile ha una scenografia di