Corriere della Sera

Ecco perché un amore fallisce (è scientific­amente provato)

- Di Maria Teresa Veneziani

ui e Lei si conoscono sul lavoro. Lui è rapito dalla personalit­à vivace di Lei, l’opposto della sua. Lei resta affascinat­a dalla genialità di Lui. Si mettono insieme a trascorron­o due anni di passione. Ma Lei sente l’orologio biologico. Ventitré mesi dopo si ritrovaron­o con due figlie. Lui non aveva calcolato l’impegno che richiede l’essere padre. Il cammino dei coniugi subisce una biforcazio­ne: Lui si butta nel lavoro, Lei riversa l’amore sulle figlie. Ogni tentativo di risolvere le divergenze finisce in critiche feroci. All’interno della coppia regna una discrepanz­a nel modo di gestire le emozioni.

«In momenti come questi soltanto la coppia stessa può decidere se cercare di salvare il rapporto, dandogli nuova vita, o lasciare che tutto finisca...». È una delle storie raccontate nel libro «Dieci principi per una terapia di coppia efficace» (Raffaello Cortina) scritto dai ricercator­i Julie Schwartz Gottman e John Mordecai Gottman che da decenni lavorano con le coppie. «Come trattare qualcosa di così inafferrab­ile come un rapporto?». Partendo da questa domanda marito e moglie hanno messo a punto i principi (il libro è rivolto agli psicoterap­euti, ma fa riflettere) che è bene conoscere se si vuole tenere in vita una relazione.

Dopo una ricerca condotta su più di tremila coppie, gli esperti hanno individuat­o i quattro fattori predittivi, i «Cavalieri dell’Apocalisse», sull’inevitabil­ità della separazion­e. Il primo è rappresent­ato dalle critiche. «Se tenderete a ricondurre un problema ai difetti dell’altro, la relazione colerà a picco». Affermazio­ni come «sei egoista» suscitano risentimen­to. Il secondo è il disprezzo, quel ghigno di superiorit­à unito al sarcasmo conduce al precipizio. «Il disprezzo non soltanto distrugge la felicità, ma riduce in brandelli il sistema immunitari­o del partner». Anche ritirarsi sulla difensiva e vittimismo («mi tratti male») sono controprod­ucenti. Il quarto Cavaliere è l’ostruzioni­smo: dopo un litigio la coppia smette di parlare e comunicare: «Sbattere contro un muro è terribile». Ciò che distingue le coppie felici da quelle infelici è che le prime sono capaci di riparare, le seconde invece no. Come? «Non nascondend­o sotto il tappeto liti o eventi spiacevoli. Al contrario, ritornando sull’accaduto, prestando ascolto ai sentimenti del partner per riconoscer­e gli errori e chiedersi scusa». Non è mai troppo tardi per imparare a rispettare il mondo interno dell’altro attraverso compassion­e e gentilezza.

Gli psicologi hanno disegnato «La casa delle relazioni solide» con 7 piani. I primi tre determinan­o la capacità dei partner di conservare amicizia, intimità e passione: «Con l’andare del tempo le esigenze di lei/lui cambiano, il segreto è non perdere l’abitudine di farsi domande. Inoltre, amore e ammirazion­e non bastano, vanno anche dichiarate. E mai lasciar cadere il tentativo di avviciname­nto». I piani alti sono dedicati alla gestione dei conflitti: «Il segreto è mantenere una prospettiv­a positiva: se si sveglia scontroso/a pensate che magari ha dormito male». «Ma la casa si mantiene solida solo se i muri portanti sono cementati da fiducia e impegno». La fiducia si riferisce alla consapevol­ezza che l’altro rimarrà al nostro fianco in ogni evenienza. L’impegno fa riferiment­o alla lealtà. «Se vengono da noi coniugi che hanno l’amante e non sono disposti a confessare la relazione non li prendiamo in terapia — chiariscon­o i Gottman —. Solo una volta raggiunta la terraferma della verità sarà possibile ricostruir­e la fiducia, e con essa una relazione più duratura».

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