Ferrè (Confcommercio): «Incentivare le carte, non punire i negozi»
Lo spauracchio dei commercianti ha due nomi: American Express e Diners. Sono gli unici due circuiti di pagamento che non sono assoggettati alla normativa Ue sul tetto alle commissioni interbancarie introdotto a novembre scorso: 0,30% per le carte di credito, 0,20% per le carte di debito. Perché queste multinazionali dei pagamenti elettronici hanno un particolare modello di business che permette loro di controllare i due estremi della filiera: da un lato sono attori importanti nella fornitura dei dispositivi Pos agli esercenti, dall’altro sono grossi emettitori di carte di credito.
Spiega Paolo Ferrè, responsabile credito di Confcommercio, che «per loro la normativa Ue non si applica perché sfuggono al modello a quattro parti», che vede come altri interlocutori i commercianti, gli utenti e gli operatori di processo che garantiscono da un punto di vista tecnico la transazione. «Con Amex e Diners le commissioni su ogni transazione schizzano anche al 2-3% del valore dell’operazione — dice Ferré —. Un margine pesante per gli esercenti. Pertanto l’ipotesi delle sanzioni per chi non accetta i pagamenti elettronici ci sembra un danno e anche una beffa».
Il riferimento è alla volontà del governo di emanare un decreto attuativo (di concerto tra il Tesoro e lo Sviluppo) per rendere possibili le multe, indicazione contenuta nella legge di Stabilità del 2015, ma mai resa operativa. Sergio Boccadutri, responsabile Innovazione del Pd, ha parlato di sanzioni piuttosto lievi, tra i 10 e i 30 euro, proprio per non penalizzare troppo i commercianti. Ma Ferrè non ci sta e invita a ribaltare la prospettiva: «Più che multare i negozianti sarebbe utile incentivare chi usa le carte di credito e di debito, immaginando una detrazione a fini fiscali presentando gli scontrini». Una logica premiante che fungerebbe da leva per stimolare i pagamenti elettronici. È chiaro che inciderebbe sulla fiscalità generale.