Una mappa per il suk dell’arte Quattro volumi da 850 pagine l’uno, oltre 4 mila voci: sarà pronta nel 2019 l’Enciclopedia Treccani della creatività contemporanea, che andrà oltre pittura e scultura. La dirige Vincenzo Trione: «È in assoluto la prima oper
Bilanci Parte un’ambiziosa ricognizione che si avvarrà del contributo di studiosi italiani e stranieri Il presidente dell’Istituto, Massimo Bray: «La nostra missione è intercettare i cambiamenti, andando oltre i confini»
«Una delle missioni dell’Enciclopedia Italiana Treccani è intercettare i cambiamenti non solo nell’ambito della cultura ma nel modo stesso di essere del nostro Paese. Tra i nuovi linguaggi che possano sostenere una riflessione sul valore delle nuove identità culturali, sulla tante pluralità che attraversano la nostra società, dunque un tema di straordinaria attualità per l’Italia come per tutto il mondo, c’è certamente l’arte contemporanea». Massimo Bray, ex ministro per i Beni culturali, è il direttore editoriale dell’Enciclopedia Italiana Treccani. È stato lui a proporre con convinzione la nuovissima Enciclopedia dell’Arte Contemporanea Treccani. Dalla proposta, ecco il cantiere già in azione. La direzione è affidata a Vincenzo Trione, docente di Arte e Media alla Iulm di Milano, critico, curatore (per esempio del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2015) e firma del «Corriere»: 4 volumi di circa 850 pagine l’uno, 4 mila lemmi, copertura narrativa dal 1900 al 2019, cioè quando l’Enciclopedia uscirà. Si tratta, lo spiega con soddisfazione Trione, «in assoluto della prima grande enciclopedia di questo tipo nell’intero panorama mondiale».
Nella presentazione del progetto si legge che l’opera si propone come strumento per decifrare l’immenso «suk delle forme» dell’arte contemporanea, che appare sempre più priva di «punti di vista stabili e di categorie salde». Un vero e proprio «oggetto mutante e sfuggente», un «oceano increspato» che per essere attraversato ha bisogno di una «mappa con indicazioni preziose per i naviganti». Nello schema propositivo ci si mette dalla parte del visitatore-fruitore: «Gli scenari dell’arte del “presente” spesso ci appaiono come territori frastagliati e disomogenei, che non possono essere pronunciati nelle loro metamorfosi».
Con quale metodo, dunque, lavorare all’Enciclopedia? Dice Trione: «L’Enciclopedia nasce soprattutto da una grande, collettiva esigenza dei grandi musei di tutto il mondo che stanno ridisegnando le loro collezioni permanenti mettendo da parte la tradizionale visione che ha nell’Occidente la sua centralità». Infatti il progetto «si poggia su tre perni. Il primo è un’ottica geopolitica straordinariamente e innovativamente allargata: naturalmente l’Europa e gli Stati Uniti, tradizionali punti di vista, ma anche grande importanza all’Estremo e Medio Oriente, all’Australia, al Sudamerica, all’Africa. Secondo perno: superamento della centralità dei soli artisti, spazio anche ai diversi attori sulla scena, cioè critici, curatori, storici dell’arte, galleristi, mercanti, i dealer. Terzo aspetto: una continua problematizzazione che proponga saggi e riflessioni. Dunque un’Enciclopedia non solo da consultare per avere nozioni pratiche ma che offra anche numerose chiavi per le tante questioni tuttora aperte». Per esempio, Trione? «Penso alla questione dei confini con le altre discipline e che l’arte contemporanea attraversa continuamente in un ricchissimo scambio dove diventa difficile stabilire le cesure: cinema, l’architettura, le nuove tecnologie, la musica e soprattutto il rock, la stessa politica col problema delle dittature che si oppongono agli artisti. Proporre testi monotematici dedicati a un argomento ci mette al riparo dall’inevitabile sfida con Wikipedia, dove ormai si trova di tutto».
Un altro esempio proposto da Trione è un saggio in cui si rifletta sulla capacità dell’arte contemporanea di dialogare, confrontarsi e addirittura nutrire il mondo del web, dei videoclip, dei social, della stessa matematica. Una macchina complessa. Come dirigerla? «Ha tutte le caratteristiche di un film kolossal. Avremo bisogno di supporti robusti. Nel comitato scientifico ci saranno, per fare solo alcuni esempi, Boris Groys dell’Università di Karlsruhe, David Joselit della City University di New York, Horst Bredekamp della von Humboldt di Berlino. Cito un altro nome per spiegare bene il nostro approccio: tra i consulenti delle aree tematiche potremo contare su Sasha Grishin, dell’Australian National University di Canberra, considerato uno dei massimi esperti dell’arte australiana contemporanea. Sarà lui a orientarci in quel continente, sempre più significativo per l’arte contemporanea. Poi c’è la scommessa anche generazionale, che non è secondaria. Tra i nomi dei critici che hanno portato sguardi e prospettive diverse sulle arti contemporanee penso a Luca Massimo Barbero, Paola Nicolin, Alberto Pezzotta, Alessandro Del Puppo, Rossella Menegazzo, Mario Codognato, Sabrina Rastelli, Tomaso Montanari, Andrea Pinotti».
Se si dovesse sintetizzare tutto questo in uno slogan? «Penserei al Calvino delle Lezioni americane: “Oggi non è più pensabile una totalità che non sia potenziale, congetturale, plurima”. Davvero meglio di così non si potrebbe dire...».